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Una strada, due regge, una mappa: la committenza di don García Álvarez de Toledo 587



             ben in grado di valutarne la qualità, avvezzo com’era all’uso di mappe
             e  portulani.  Resta,  dunque,  da  chiarire  la  paternità  della  carta.  A
             questo proposito il cognome Martines non può non rievocare una delle
             figure più autorevoli della cartografia, non solo italiana ma europea,
             della seconda metà del Cinquecento, quale Joan Martines, che a Mes-
             sina vantava un attivissimo laboratorio e di cui è possibile ipotizzare
             un legame di parentela con lo storico palermitano – sempre che non si
             sia trattato persino di un mero errore nella stesura del mandato di pa-
             gamento. D’altronde, una ipotetica attribuzione al celebre cartografo
             messinese sembrerebbe confermata dalle parole con cui nel dicembre
             successivo lo stesso Toledo da Pozzuoli, scrivendo al presidente del
             Regno Carlo Aragona Tagliavia, sollecitava l’esecuzione, forse il com-
             pletamento,  della  mappa  riferendosi  a  un  artefice  della  città  dello
             Stretto: «Della carta della Sicilia c’ha scritto a Messina perché venghi
             colui che la fece, haverà V.S. memoria perché la desidero molto» 122 .
                In verità, la questione è assai più significativa di quanto possa ap-
             parire a prima vista: la redazione della carta geografica, mirata alla
             descrizione dell’isola, era stata, infatti, espressamente richiesta da Fi-
             lippo II ed era stato in esecuzione di questo ordine regio che don García
             aveva attivato gli uomini del suo entourage e gli alti funzionari della
             Regia Corte perché l’impresa andasse a buon fine e il prodotto finito
             fosse in grado di soddisfare le aspettative del sovrano. La ragione di
             tale commissione va ricercata non soltanto nell’interesse che il re sin
             da giovane aveva nutrito per la cartografia, ma anche nel progetto da
             sempre coltivato di fare della nuova residenza dell’Escorial, ancora in
             costruzione,  il  centro  del  sapere  di  quell’umanesimo  scientifico  che
             tanto lo attraeva, e della biblioteca che vi sarebbe stata impiantata
             una sintesi enciclopedica della conoscenza, un luogo nel quale sareb-
             bero stati raccolti non solo testi a stampa, manoscritti, codici e incu-
             naboli, ma anche atlanti, mappe, carte geografiche e portulani prove-
             nienti da ogni parte non solo d’Europa, in una vera concezione politica
             della scienza come strumento di dominio. In questo senso, non stupi-
             rebbe che ci si fosse rivolti proprio a Joan Martines, la cui opera era
             già molto apprezzata e che era destinato un ventennio più tardi, poco
             prima della sua morte, a essere nominato dallo stesso Filippo II co-
             smographo del Rey, e che, dunque, la mappa dell’isola possa essere
             stata prodotta in quella fucina straordinaria di strumenti cartografici
             che fu la sua bottega nella città dello Stretto 123 .




                122  Lettere di don García cit., f. 259v.
                123  Un profilo biografico sintetico di Joan Martines è in C. Astengo, Martines, Joan,
             in Dizionario Biografico degli Italiani, 71, Istituto della Enciclopedia italiana, Roma, 2008,
             ad vocem.


             n.41                         Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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