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Una strada, due regge, una mappa: la committenza di don García Álvarez de Toledo 585



             il 6 ottobre del 1566 nella prestigiosa sede di palazzo Aiutamicristo, la
             sontuosa  residenza  tardoquattrocentesca  che  già  aveva  ospitato  nel
             1535 l’imperatore Carlo V durante il suo soggiorno palermitano. A far
             parte  del  programma  formativo  non  erano  solamente  le  pur  fonda-
             mentali discipline della scherma e dell’equitazione, compreso il dres-
             sage, ma anche la matematica, la geografia e l’arte del navigare, tutte
             indispensabili a un buon cavaliere; tra le attività quotidiane non pote-
             vano poi mancare gli esercizi religiosi e la partecipazione alla messa,
             di cui quella del primo di ogni mese contemplava anche la promessa
             di fede, di fedeltà alla patria e di rispetto degli statuti dell’Accademia
             da parte di ogni iscritto. Particolarmente significativa, infine, la convo-
             cazione di sedute in cui gli accademici discutevano di questioni politiche
             e degli obblighi spettanti per nascita alla nobiltà siciliana 115 .
                A far parte dell’Accademia, insieme col gotha dell’aristocrazia della
             capitale, furono da subito il viceré in persona e suo figlio Pedro, di fatto
             a ratificare il consenso della Corona alla fondazione della nuova istitu-
             zione cavalleresca. Tale strategia mirata a legare a doppio filo il ceto di-
             rigente cittadino con l’autorità vicereale attraverso la partecipazione di
             uno o più esponenti della famiglia del viceré, spesso posti a capo del-
             l’organizzazione, sarebbe stata portata avanti negli anni: ad esempio,
             vennero nominati generali – così erano significativamente appellati i
             principi dell’Accademia – dapprima, nel 1570, il fratello del viceré mar-
             chese di Pescara, e quindi, nel 1618, il figlio del viceré conte di Lemos.
                D’altra parte, non va dimenticata la sua vera finalità, cioè quella di
             formare in seno all’aristocrazia siciliana un corpo di fedelissimi pronti a
             servire la monarchia sui campi di battaglia – molti di loro, ad esempio,
             avrebbero combattuto da lì a poco contro il Turco nelle acque di Le-
             panto 116  – e se necessario a sedare ogni eventuale rivolta popolare anti-
             asburgica:  i  nuovi  Orazi  in  difesa  della  Palermo  degli  Asburgo  –  ET
             SUOS HIC HABET ORATIOS recita non a caso il motto dell’Accademia.
             Ancora qualche anno più tardi nell’incontro solenne con il viceré previsto
             a conclusione della cerimonia di elezione di generale, consiglieri e por-
             tavessillo, sarebbe stato ribadito come «la Congregazione fu fondata da
             don Garsia di Toledo non per altro che per Sua Maestà haver in questo





                115  Per un quadro sintetico ma ricco di importanti informazioni riguardo all’Accade-
             mia dei Cavalieri, ai suoi membri e alle sue attività si rimanda al database elaborato
             dalla dott.ssa Delphine Montoliu e intitolato Accademie siciliane 1400-1701. IT Bio-biblio-
             grafica Database, disponibile on line all’indirizzo web: http://blogs.univ-tlse2.fr/lineae-
             ditoriale/banche-di-dati/ (ultima consultazione: 17 novembre 2017).
                116  Tra questi il cavaliere gerosolimitano Colantonio Oddo, Nicola, Lorenzo e Vincenzo
             Bologna, Enrico Cardona, Girolamo Di Giovanni, Mariano Migliaccio, Juan de Osorio,
             Ascanio Valguarnera e Gaspare Ventimiglia.


             n.41                         Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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