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           civica stessa, temendo che alimentasse la paura e auspicando quanto
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           prima il ritorno alla normalità .
              Un’esatta  valutazione  di  tutto  quanto  era  accaduto  durante  il
           tumulto poté essere fatta solo dopo l’inizio degli interrogatori a una
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           ventina di tessitori che furono reputati i capi della rivolta . Dopo essere
           stati trattenuti alcuni giorni nelle prigioni della Pretura, essi furono
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           trasferiti, all’inizio di agosto, nelle carceri di Milano , al Castello, in
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           attesa dell’inizio del processo a loro carico .



              82  Asco, Protocollo, n. 29, 2 agosto 1790.
              83  Si trattava di una ventina di tessitori che, arrestati dal corpo civico o militare, furono
           consegnati ora all’Intendente ora al Pretore affinché fosse individuata la loro responsabilità.
           Epicentro del tumulto risultò il borgo di San Bartolomeo, luogo di resistenza della mag-
           gioranza dei capi dell’insurrezione. Riguardo alla loro professione prevalevano i tessitori.
           Con grande cura Pellegrini indagò per far luce sulle «molte e confuse notizie» necessarie
           per redigere la lista con i nomi dei maggiori indiziati. Accanto ai nomi dei primi riportò il
           soprannome, le modalità dell’arresto e se il soggetto era già conosciuto per precedenti reati.
           Asco, Protocollo, n. 52, 12 agosto. Vi erano anche un calzolaio, un ortolano, un barcarolo
           e un disertore genovese, e ciò mostra come i malumori cittadini non si limitassero ai tes-
           sitori sebbene questi fossero la maggioranza. Riguardo all’età si andava dai 17 anni del
           più giovane ai 73 del più vecchio, con un’età media di 27, 28 anni. Asco, Protocollo, n. 35,
           4 agosto dove Pellegrini aggiunge due allegati con i nomi dei presunti colpevoli.
              84  Leggiamo sulla Gazzetta Universale di Milano sempre nella rubrica dedicata all’Ita-
           lia: «Milano 4 Agosto. Sedato il tumulto dei tessitori, ed altri facinorosi della Città di
           Como, sono qui giunti scortati da truppa civica diversi carri con buon numero di essi,
           quali dovranno subire il meritato castigo. L’Intendenza politica, il Consiglio generale, e
           specialmente quei Cavalieri, e Cittadini si sono adoprati con efficacia al ristabilimento
           del buon ordine, ed hanno prese le più saggie misure per procurare impiego a coloro che
           ne erano privi. Intanto però a Como, e nelle vicinanze continua la ronda dei Nazionali,
           affine di prevenire qualunque nuovo sinistro accidente». 1790, XVII, p. 510.
              85  Il processo ai 24 accusati (che si tenne presso il regio Tribunale criminale, sotto la
           direzione de suo presidente, il conte Carli) iniziò solo quando le autorità milanesi entra-
           rono in possesso di maggiori informazioni. Il 7 e l’8 agosto si susseguirono richieste di
           chiarimento sull’operato per l’organizzazione del processo. Nei Protocolli, nn. 44-46 è
           chiesto esplicitamente a Bossi il «titolo della detenzione» per gli imputati. Si sollecita inol-
           tre di estradare gli ultimi arrestati. Le indagini proseguirono anche nella successiva set-
           timana: il Tribunale pretese chiarimenti per procedere nel giudizio di alcuni imputati. Il
           6 settembre, inoltre, il regio Tribunale ribadì la necessità di procedere agli arresti solo
           contro i principali rei. Successivamente domandò anche una lista dei tessitori che ave-
           vano ricevuto il 26 lo scudo distribuito ma l’Intendente risponderà che non era stato
           fatto per non dare «un forte sospetto agli attruppati e con pericolo di allarmarli vieppiù».
           Carli notò che taluni imputati erano stati arrestati solo per «discorsi sediziosi» tenuti
           antecedentemente il tumulto e richiese all’Intendente chiarimenti sulle motivazioni degli
           arresti e sui nomi degli arrestati che avevano utilizzato armi da fuoco. Nel corso del mese
           di agosto, giunsero a Pellegrini, provenienti dai tribunali di Milano, varie sollecitazioni a
           fornire maggiori informazioni relative agli arresti. Il Presidente del Tribunale di appello,
           Spannocchi, comunicò che dieci dei tessitori arrestati erano stati scagionati «non essendo
           per essi emerso alcun titolo criminoso» e che altri avrebbero potuto esserlo se l’Intendente
           avesse fornito più precisi riscontri. Sembra risultare da ciò che alcuni arresti furono
           operati in maniera indiscriminata con buona probabilità causati dal panico in cui il



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017    n.41
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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