Page 19 - 2
P. 19
La nazione impossibile. Antiquaria e preromanità nella politica culturale delle due Sicilie 487
La sua prospettiva suggeriva pertanto l’irricomponibilità in un qua-
dro unitario delle tante genti della penisola e da qui originarono le pole-
miche a stampa intercorse con il già ricordato Angelo Mazzoldi,
antesignano di Vincenzo Gioberti nell’immaginaria esistenza di un solo
17
popolo nella penisola sin dai tempi più remoti . Non a caso, Corcia,
nel 1843, al momento di licenziare il primo volume di una ponderosa
fatica sulla storia del Mezzogiorno dall’antichità a tutto il secolo XVIII,
tornava a ribadire il proprio convincimento di una specificità dei popoli
meridionali, sui quali l’invasione pelasgica e in seguito la colonizzazione
18
greca avevano lasciato una impronta decisiva .
In questa scelta era inoltre sostenuto dagli sviluppi dell’archeologia,
che nel Mezzogiorno di primo Ottocento aveva presto fatto conto sul-
l’opera di Winckelmann: la sua opera sarebbe infatti venuta presto utile
per dimostrare una sorta di continuità antropologica tra i coloni greci
e il popolo partenopeo, la cui peculiare gestualità veniva accostata a
quella di cui davano testimonianza i reperti archeologici trattati dallo
studioso germanico. A questo riguardo si sarebbe molto speso Andrea
de Jorio, la cui opera dedicata alla mimica napoletana si prefiggeva il
compito di saldare l’antichità al tempo presente sotto il segno dell’im-
19
mutabilità, nel corso dei secoli, della gestualità del popolo partenopeo .
Il suo intento era ovviamente quello di magnificare l’antichità del
mondo meridionale, preservandolo da ogni contaminazione con altre
genti per ribadirne, in una chiave che finiva per essere alternativa a
20
quella di Micali, la (superiore) eccezionalità nel panorama italiano .
Inutile dire che questa prospettiva, tuttavia, ben si prestava anche ad
esser cavalcata sul terreno propriamente politico ed andava a sostenere
quanti avevano intrapreso il difficile percorso della nazionalizzazione,
avviato in modo se possibile ancor più convinto a far data dal 1816,
17 Si veda sulla diatriba intercorsa tra i due, la recensione di Corcia all’opera di Maz-
zoldi in «Il Progresso delle scienze, lettere ed arti», 10 (1841), vol. 28, pp. 242-73; vol. 29,
pp. 96-126 e 269-91; vol. 30, pp. 208-30 (dove alla p. 213 è la citazione) e 14 (1845) vol.
35, pp. 234-4, nonché la pronta risposta di Mazzoldi, Risposta ad un articolo del sig.
Nicola Corcia inserito nel “Progresso”, «Annali universali di statistica», 70 (1841) fasc.
210, pp. 295-320 e ivi 71(1842), fasc. 211, pp. 61-82.
18 N. Corcia, Storia delle Due Sicilie dall’antichità più remota al 1789, Tip. Virgilio,
Napoli, 1843-1852, 4 voll., vol. I, p. XXVI: «guardati o lettore dagli scrittori che ti vogliono
sostenere i pelasgi usciti ab antico d’Italia, perché apertamente vogliono contraddire la
storia, che li dice primamente venuti in Italia».
19 A. De Jorio, La mimica degli antichi investigata nel gestire napoletano, Napoli, Stam-
peria del Fibreno 1832.
20 Vedi a questo proposito A. Marzano, Reshaping the Past, Shaping the Present.
Andrea de Jorio and Naples’ Classical heritage, in J. Hughes, C. Buongiovanni (eds.),
Remembering Parthenope: The Reception of Classical Naples from Antiquity to the Present.
Oxford University Press, Oxford, 2015, pp. 266-283.
n.41 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)