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           sull’eredità greca, ma per magnificarne i secoli di magnificenza cultu-
           rale rispetto alla drammatica decadenza che era seguita all’indomani
           della conquista romana. La ricerca di un’identità isolana che tenesse
           assieme antichità e modernità sotto il segno di un primato culturale
           inoppugnabile faceva ingresso già nella prima fatica di Scinà, comparsa
           nel 1808, negli anni della Sicilia inglese, e dedicata a Francesco Mau-
           rolico, sulla cui opera scientifica e letteraria egli tutto fondava per un
           diretto accostamento – via il riferimento ad Archimede    della tradizione
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           culturale della Sicilia moderna a quella classica . Questa prospettiva
           avrebbe  trovato  prosecuzione  nel  1813  con  le  pagine  dedicate  alla
           figura di Empedocle, rappresentato quale esempio del progresso civile
           e intellettuale raggiunto dall’isola ai tempi della colonizzazione greca e
           poi con quelle riservate alla figura di Archimede, la cui opera era il
           punto più alto del sapere dei greci di Sicilia e la sua morte l’inizio della
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           fine del primato culturale dell’isola .
              Il tema della storia antica, sempre nel quadro di una esaltazione del
           primato isolano, avrebbe continuato ad appassionare Scinà spingendolo
           a scrivere una storia della letteratura greca di Sicilia. L’opera, preceduta
           da alcune anticipazioni, uscì postuma nel 1840 e costituisce una signi-
           ficativa testimonianza di come Scinà fosse a contatto con gli sviluppi
           culturali della penisola tutta e con questi intendesse strettamente dia-
           logare: così, la sua fatica, che pure sottolinea come l’arrivo dei coloni
           greci avesse avviato uno straordinario processo di civilizzazione giusto
           interrotto  dalla  violenza  della  conquista  romana,  non  era  neppure
           insensibile al contributo che gli aborigeni, genti niente affatto primitive,
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           erano stati in grado di proporre . Il suo lavoro in tal modo nulla faceva
           per nascondere un duro tratto polemico nei confronti di Napoli, che era
           implicitamente paragonata a Roma e accusata di un atteggiamento pre-
           varicatore quale provava la recente annessione dell’isola nel quadro
           della costruzione delle Due Sicilie. Si trattava di un discorso polemico
           alimentato dagli sviluppi politici intercorsi nell’isola, dove il fallimento
           della rivoluzione costituzionale del 1820 aveva allargato la forbice tra le
           due parti del regno meridionale e dato fiato a quanti avevano trovato
           rifugio dallo spettro della minorità politica nel rilancio al tavolo del sepa-



              24  D. Scinà, Elogio di Francesco Maurolico, Reale Stamperia, Palermo, 1808.
              25  Id., Memorie sulla filosofia e la vita di Empedocle gergentino, Reale Stamperia,
           Palermo, 1813 e Discorso intorno a Archimede, Reale Stamperia, Palermo, 1823.
              26  «Ma da ciò non seguita che i greci venendo in Sicilia l’abbiano così incolta trovata,
           che si possa dar loro il vanto di averla condotta da salvatichezza allo stato di avvenente
           società … Or … le storie son tutte d’accordo nell’attestare civiltà tra noi prima ch giunti
           fossero gli Elleni, perché ci hanno ad evidenza mostrato il passaggio dalla rozzezza alla
           vita sociale, e l’andamento dei costumi e il progresso delle arti in quelle prime età della
           nostra Sicilia». Id., Storia letteraria di Sicilia ne’ tempi greci, Tipografia Trani, Napoli,
           1840, pp. 37-8.



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017    n.41
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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