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680 Fabrizio Filioli Uranio, Gaetano Sabatini
Fonti e metodologia d’analisi
Questo articolo intende studiare come si formassero le identità
degli schiavi e degli uomini costretti al remo a Napoli alla fine del
XVI secolo, con una successiva comparazione con dei dati relativi al
regno di Valencia al principio del XVII secolo. Napoli e Valencia erano
in quel periodo tra le maggiori piazze europee e mediterranee per il
commercio degli schiavi nonché luoghi di scambio dell’Impero spa-
gnolo. Il fulcro attorno al quale ruota l’articolo sono due tipologie di
fonti finora inesplorate dalla storiografia, ma di grande importanza
e di carattere diverso tra loro, che abbiamo scelto perché permettono
di entrare nel vivo della biografia dei forzati e dei processi di deter-
minazione del loro prezzo:
1) La prima fonte è il Libro 42 della Secreteria de Estado dell’Archivo
General de Simancas, nella quale sono tratteggiati i profili degli schiavi
e dei forzati a bordo delle 26 galere napoletane con gestione privata del
1585. La fonte è stata segnalata da Bernard Vincent, ma non ancora
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oggetto di una trattazione specifica .
2) Le altre fonti che ci si propone di analizzare sono conservate nel-
l’Archivo del Reyno de Valencia, nel fondo Bailía General, dove sono
annotati i valori, attribuiti dal corredor, degli schiavi che entravano
come merce nel Regno di Valencia e per i quali era necessario pagare
una tassa sul loro valore: il quinto.
Chi erano gli schiavi? Come si determinava il loro prezzo? Quale era
il rapporto tra prezzo ed identità di una persona? Qual era il loro valore
d’uso e quale il loro valore di scambio? Mentre il valore d’uso caratte-
rizzava lo schiavo, ossia colui che era alle dipendenze del padrone per
un periodo di tempo indeterminato, il secondo caratterizzava il cautivo,
colui che aspettava di essere riscattato e che dunque viveva la propria
prigionia per un periodo di tempo più o meno breve.
Questo contributo intende così inserirsi principalmente in due
grandi mainstream storiografici, ma anche di scienze sociali. Nel
primo ci si interroga cosa/quale fosse il concetto di identità perso-
nale in antico regime e come esso venisse stabilito. La storiografia
ha ormai chiarito che si trattava di situazioni molto variabili e non
permanenti, e che il concetto stesso di identità era soggetto a conti-
5
nua negoziazione . Ha ragionato però quasi esclusivamente sul-
4 B. Vincent.
5 M. Aymard, Chourmes et galères dans la Méditerranée du XVI° siècle, in AA. VV.,
Histoire économique du monde méditerranéen. 1450-1650, Mélanges en l’honneur de Fer-
nand Braudel, Privat, Toulouse, 1973, pp. 49-63; L. Rostagno, Mi faccio turco. Esperienze
ed immagini dell’Islam nell’Italia moderna, Ipocan, Roma, 1983; M. García-Arenal, Con-
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017 n.41
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)