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Sul mercato degli schiavi a Napoli in età moderna                679



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             tinuato a lavorare altri, ad iniziare da W. Kaiser . Il primo concetto sta
             a indicare il valore di un uomo in quanto schiavo, che vale tanto quanto
             la sua mansione; il secondo, invece, richiama il valore di un uomo che
             può essere riscattato e liberato. Queste due diverse condizioni mettono
             in luce un altro aspetto del problema: mentre nel primo caso il valore
             di uno schiavo coincide con il suo valore d’uso, nel secondo caso il
             valore di scambio è la chiave d’accesso per determinare il prezzo di un
             uomo. Nel momento in cui l’uomo-schiavo arriva sul mercato, e diventa
             perciò una merce, viene determinato il suo valore, variabile fondamen-
             tale – ma non unica – per addivenire al suo prezzo finale. Tra questi
             due momenti esiste una fase di contrattazione in cui agiscono sia il
             venditore e l’acquirente, che cercano di raggiungere un’intesa per por-
             tare a termine un affare, sia lo schiavo stesso che, in quanto merce
             attiva, non solo ha modo di partecipare alla fase di contrattazione, ma
             può  anche  avere  tutto  l’interesse  a  essere  comprato  da  un  altro
             padrone o - meglio ancora – a essere riscattato. A giocare sul tavolo
             delle trattative saranno allora il valore che il padrone attribuisce al suo
             schiavo, quanto la famiglia dello schiavo è disposta a spendere per il
             riscatto, quanto lo schiavo stesso pensa di valere affinché la trattativa
             vada a buon termine.
                Il  processo  di  negoziazione  non  è  dunque  così  immediato  come
             potrebbe apparire a prima vista. Lo schiavo ha un valore intrinseco –
             una sorta di metaprezzo – legato alle mansioni che svolge per il suo
             padrone e questo si riflette in un certo senso sul suo prezzo di vendita.
             Ma una serie di altri elementi aiutano a comporre il mosaico che deter-
             mina la buona riuscita dell’affare, soprattutto se non si tratta di una
             vendita, quanto del pagamento di un riscatto. In quest’ultimo caso,
             infatti, il processo di negoziazione tra le parti vede il tendenziale e robu-
             sto apreciamento dell’uomo-schiavo. Il suo valore di scambio è in ogni
             caso superiore al suo valore d’uso, in quanto entrano in gioco variabili
             psicologiche e sociologiche – la voglia di tornare a casa, la famiglia che
             intende ad ogni costo riscattare il suo caro ecc. – che fanno aumentare
             il prezzo del riscatto. Il punto di incontro tra domanda e offerta si disco-
             sta perciò dal piano delle tradizionali leggi di mercato, per andare a
             intrecciarsi con dinamiche maggiormente complesse che rendono que-
             ste contrattazioni di particolare interesse storico. La loro stessa natura
             sfuggente richiama dinamiche che ci dicono qualcosa di molto più inte-
             ressante rispetto ai meri dati numerici.




                3  W. Kaiser (a cura di), Le commerce des captifs : Les intermédiaires dans l’échange
             et le rachat des prisonniers en méditerraneé, XVe-XVIIIe siècle, École Française de Rome,
             Rome, 2008, in particolare M. Fontenay, Esclaves et/ou captifs: Préciser les concepts,
             ivi, pp. 15-24.


             n.41                         Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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