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Sul mercato degli schiavi a Napoli in età moderna 687
Fonte: elaborazione degli autori.
L’appartenenza a una fede, soprattutto in una dimensione intersti-
ziale quale era quella marittima del Mare Nostrum, non era un dato
oggettivamente riconoscibile e, anche dal punto di vista delle biografie
personali, i casi di conversione e di ritorno alla fede originaria sono
tutt’altro che rari. Determinare a quale fede uno schiavo appartenesse
poteva risultare particolarmente complesso e non era senz’altro suf-
ficiente fidarsi della parola di quell’uomo. Quindi questa incertezza,
la mancanza di fiducia, poteva giocare un ruolo di primaria impor-
tanza nel decidere il futuro di uno schiavo. Inoltre, ci poteva essere
una necessità economica che portava gli stakeholder a mettere al
remo uomini della loro stessa fede. Se c’era bisogno di braccia a basso
costo, se il prezzo degli schiavi era alto, se si erano catturati uomini
durante uno scontro in mare, se anche erano cristiani – o meglio, così
dicevano di essere – perché non metterli al remo? La mancanza di
un’istituzione che definisse la reale appartenenza religiosa di un
uomo poteva essere sufficiente a mettere al remo uno schiavo che si
diceva cristiano, ma che fino a un attimo prima era al remo di un
legno ottomano, dunque degli infedeli. Ciò rendeva quell’uomo, fino
a prova contraria, anch’egli infedele.
Ma il prezzo degli schiavi come veniva determinato? Si può pensare
inizialmente che il loro valore fosse correlato alla loro provenienza; i
documenti tuttavia non confermano questa ipotesi. Nel Libro 42 viene
però riportato, per alcuni casi, il colore della pelle (Tab. 3).
n.41 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)