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Sul mercato degli schiavi a Napoli in età moderna                691



             rebbe indagare maggiormente anche il ruolo che l’uomo-merce aveva
             all’interno di questa dinamica, qual era il suo potere di contrattazione.
             Inoltre, perché proprio quei 23 schiavi? Non tutti erano inabili al remo,
             tutt’altro. Qual era il criterio di scelta affinché uno schiavo potesse intra-
             vedere il miraggio del ritorno alla libertà? Si può ipotizzare che le tratta-
             tive  venissero  intavolate  attraverso  una  serie  di  informazioni  che
             triangolavano tra Cardona, lo schiavo e la sua famiglia. Si trattava pro-
             babilmente di un rapporto di fiducia. Solo nel momento in cui l’asentista
             aveva garanzia dell’effettiva disponibilità economica della famiglia dello
             schiavo intavolava le trattative affinché quel determinato uomo riacqui-
             stasse la libertà. Probabilmente la sua esperienza, frutto anche della
             conoscenza di come funzionasse il mercato degli schiavi e dei riscatti a
             Napoli – e non solo – gli forniva la capacità per capire quanto effettiva-
             mente potesse introitare affrancando uno specifico schiavo.



             Una possibile comparazione e qualche conclusione

                Confrontare la situazione napoletana con quella di un altro impor-
             tante nodo commerciale del Mediterraneo come Valencia permette non
             solo  di  ragionare  ulteriormente  sul  mercato  degli  schiavi  in  età
             moderna, ma anche di cercare di affrontare con maggiore attenzione il
             concetto di identità. Come abbiamo accennato in precedenza, una delle
             condizioni che potevano far sì che un uomo venisse ridotto in schiavitù
             o che comunque mantenesse questo status, era la difficoltà o l’incer-
             tezza nella determinazione della sua vera fede. Questo aspetto, però,
             sembra essere messo in discussione da alcuni riscontri documentali
             effettuati presso l’Archivo del Reino de Valencia, dove sono venuti alla
             luce diversi casi di schiavi introdotti nel Regno attestati di religione cri-
             stiana; in un documento si legge, ad esempio, «una esclava negra atte-
             sada cristiana nomenada Llucia de edad de quaranta años natural de
                                                                    22
             S. Antonie isla de Portugal [...] sia estimada y quintada» .
                La registrazione del pagamento del quinto del prezzo della schiava
             da versare alla Hacienda Real, al fine di introdurla nel Regno di Valen-
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             cia , è del 14 maggio 1607, dunque due anni prima della cacciata dei



                22  Archivo del Reyno de Valencia, Bailia, Apendice, Libro 108, foglio non numerato.
                23  Il quinto tendenzialmente non corrispondeva a un quinto del prezzo dello schiavo,
             bensì a un quindicesimo o a un ventesimo. Cfr. B. Pomara Saverino, Esclavos, identifi-
             cación y prejuicio en el Reino de Valencia (siglos XVI-XVII), in R. Franch Benavent, F.
             Andrés Robres, R. Benítez Sánchez-Blanco (a cura di), Cambios y resistencias sociales
             en la Edad Moderna. Un análisis comparativo entre el centro y la periferia mediterránea
             de la Monarquía Hispánica, Sílex Ediciones, Madrid, 2014, pp. 233-242, p. 233. Sul tema
             della schiavitù nel regno di Valencia si vedano i sempre validi lavori pionieristici di


             n.41                         Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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