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                successive elemosine dei fedeli, era stato sino ad allora impiegato so-
                lamente per il mantenimento dei medesimi e per la manutenzione della
                chiesa di S. Maria, ove si continuava a officiare. Ciò contravveniva alle
                disposizioni  giuseppine,  secondo  cui  si  sarebbe  dovuto  scorporare
                dall’asse trinitario uno specifico fondo per il riscatto.
                   La spinosa questione si ripresentò nel 1792, per due sudditi richie-
                denti il soccorso pubblico: un pavese senza mezzi, Pietro Antonio Vigo,
                schiavo ad Algeri da undici anni e addetto ai durissimi «pubblici tra-
                vagli»; e un cremonese in servizio nella regia marina, Pietro Boldoni.
                Catturato  da  una  «banda  di  turchi»  sulla  costa  albanese,  dove  era
                sbarcato per fare provvista di acqua fresca il 15 giugno 1790, Boldoni
                era vissuto prigioniero per due anni a Costantinopoli, fino al rilascio,
                in forza del trattato di pace austro-turco del 1792. Da Salonicco rag-
                giungeva Trieste di dove, scontata in quel lazzaretto una contumacia
                abbreviata, Boldoni ripartiva il 19 luglio 1792 alla volta della Lombar-
                dia.  Il  governatore  triestino  chiese  al  collega  milanese  il  rimborso
                spese .
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                   La gestione statale approssimativa del patrimonio ex trinitario, con
                conseguente detrimento dell’opera di riscatto degli schiavi nazionali,
                fu oggetto di ripetute istanze viennesi. Le repliche degli uffici milanesi
                non furono prive di imbarazzo, giacché il loro incerto operato sembrava
                smentire  l’asserita  efficienza  di  quei  medesimi  ambienti  burocratici
                che  avevano  accusato  i  religiosi  di  opacità  e  persino  di  infedeltà
                nell’amministrazione patrimoniale. Ciò indusse la corte di Vienna a
                riconfermare le proprie disposizioni a favore della causa degli schiavi,
                concertando  con  il  Magistrato  politico-camerale  milanese  una  solu-
                zione più limpida: una cartella del Monte di Santa Teresa doveva es-
                sere intestata alla «Causa pia della redenzione» .
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                   Non sappiamo se i denari così investiti fossero poi finalmente im-
                piegati allo scopo per cui erano stati liberamente donati dai fedeli lom-
                bardi.  L’ultima  occorrenza  dell’antico  regime,  il  21  aprile  1796,  fu
                un’impellente richiesta dell’I.R. Corte alla Conferenza governativa di
                Milano su eventuali fondi per liberare «tre sudditi milanesi dalla schia-
                vitù turca» in Levante .
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                   Il 15 maggio Bonaparte entrava a Milano e di colpo la liberazione di
                quegli sventurati milanesi si faceva più remota.




                   55  Il governatore Brigida al conte di Wilczek (16 giugno e 11 agosto 1792); ivi.
                   56  Rescritto della Cancelleria di corte, Vienna, 25 agosto 1794; ivi.
                   57  Il cancelliere Cobenzl (Vienna, 21 aprile 1796) alla Conferenza Governativa di Mi-
                lano e corrispondenza relativa; ivi.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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