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                Monforte si trovavano a un duplice crocevia: tra il governo superiore
                di Vienna e la Livorno granducale, città dalle quali si ricevevano le
                informazioni di seconda mano provenienti dalla fonte originaria nor-
                dafricana, attraverso il duplice canale del procuratore dei trinitari e
                del console austriaco. Alla direzione superiore dei negoziati stava evi-
                dentemente la diplomazia viennese la quale, oltre ad avvalersi del pro-
                prio ambasciatore a Costantinopoli, alla metà del secolo conferiva di-
                rettamente con le Reggenze barbaresche, trattando la liberazione dei
                propri sudditi nella cornice più ampia degli accordi di commercio, se-
                condo una linea che privilegiava accomodamenti e soluzioni pacifiche.
                   All’interno del dominio lombardo pure si osservano in azione catene
                gerarchiche, politiche ed ecclesiastiche, con ramificazioni capillari nel
                territorio. Alle diocesi che avevano propri battezzati ridotti in schiavitù
                il centro politico milanese richiedeva sia denari per i riscatti (elemosine
                e pii legati), sia informazioni e documentazione attendibili (fedi di batte-
                simo e di povertà, attestati di buona condotta) circa l’identità delle per-
                sone da riscattare. A tale scopo entrava in funzione un canale diretto
                tra il governo milanese e i vescovi lombardi, e tra questi e i parroci.
                Altrettanto evidente risulta la subordinazione immediata del «real» con-
                vento milanese dei trinitari – polo centrale delle opere di redenzione per
                molte province padane – al governo milanese, il quale autorizzava il pa-
                dre procuratore ai mandati di pagamento, in forza appunto del regio
                patronato concesso dagli Asburgo al sodalizio milanese ab originibus.
                   Questo  rapporto  di  diretta  dipendenza  dal  potere  statale,  d’altro
                canto, dalla metà degli anni Sessanta si sarebbe accentuato in un senso
                più nettamente giurisdizionalista, sino a condurre alla soppressione del
                convento, in una mutata congiuntura interna e internazionale.


                Un nuovo corso. La gestione statale dei negoziati tra Maria Teresa
                e Giuseppe II

                   Anche i trinitari in Monforte, come gli altri conventi e monasteri
                lombardi, entrarono nel campo di intervento della Giunta economale
                che dal 1765 divenne «l’organo propulsore delle riforme ecclesiastiche
                nella Lombardia austriaca» . La politica asburgica di contenimento
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                delle prerogative del clero regolare (questue, vestizioni, acquisizione di
                beni  e  amministrazione  patrimoniale),  in  vista  di  una  sua  drastica


                   44  C. Capra, Il Settecento, in D. Sella, C. Capra, Il Ducato di Milano dal 1535 al 1796,
                Utet, Torino, 1984, p.386. Cfr. anche G. Dell’Oro, Il Regio Economato. Il controllo statale
                sul clero nella Lombardia asburgica e nei domini sabaudi, FrancoAngeli, Milano, 2007,
                p.225 sgg.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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