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Sudditi milanesi schiavi dei barbareschi. Riscatti, procedure, profili   621


                    congiuntura tardo settecentesca nella quale il numero degli schiavi da
                    riscattare sembrava essersi ridotto .
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                       Non desta stupore, pertanto, se anche il convento di s. Maria di
                    Caravaggio in Monforte e le confraternite legate all’Ordine cadessero
                    infine sotto i colpi delle soppressioni giuseppine, il 22 dicembre 1783.
                    Il  patrimonio  dei  trinitari  milanesi,  avocato  allo  stato,  fu  stimato
                    18.538 lire. Ai 13 padri allora esistenti si assicuravano una pensione
                    statale e la veste di prete secolare. Giuseppe II stabilì che fosse creato
                    un fondo per il riscatto dei sudditi nazionali con i requisiti per meri-
                    tarlo. L’«internunzio» austriaco a Costantinopoli avrebbe trovato la via
                    migliore per redimere «simili disgraziati» .
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                    Le ultime difficoltose trattative (1786-1796)

                       La questione del patrimonio ex trinitario tornò ancora all’attenzione
                    del governo nell’ultimo decennio di sovranità asburgica in Lombardia.
                    La prima volta nel 1786, quando il console austriaco ad Algeri comu-
                    nicava a Vienna che tale Siro Antonio Boni – orefice pavese, domiciliato
                    a Livorno per lavoro – in luglio era stato catturato dai corsari algerini
                    presso Cadice . Tra la corte di Vienna e quella di Istanbul esisteva un
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                    «trattato  di  garanzia»  a  tutela  dei  rispettivi  bastimenti  mercantili.  Il
                    fatto che Boni viaggiasse su una nave toscana, tuttavia, lo escludeva
                    dai benefici del trattato. La moglie dimostrò di vivere in povertà presso
                    una sorella, appellandosi al governo di Milano per la liberazione del
                    marito. Il plenipotenziario Johann Joseph Wilczek, in contatto con il
                    console austriaco ad Algeri per il tramite del governatore di Trieste,
                    contava sul fondo ex trinitario per pagare il riscatto di Boni e di altri
                    sudditi  austro-lombardi,  non  appena  ne  fosse  stato  concordato  il
                    prezzo . Ma le cose si complicarono, anzitutto per la ripresa delle osti-
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                    lità tra la Casa d’Austria e gli ottomani (febbraio 1788). Una fonte go-
                    vernativa di qualche anno successiva attesta infatti che dalla soppres-
                    sione dei trinitari fino al 1792 non era stato liberato alcun suddito .
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                    Si era inoltre scoperto che il patrimonio dei religiosi, incrementato con


                       50  Ivi, il negoziato condotto dal procuratore trinitario in Germania nel 1777; sulla
                    riduzione delle catture cfr., per tutti, S. Bono, Schiavi cit., pp. 99-100.
                       51  Cfr. Post scriptum di Kaunitz alla lettera 4 dicembre 1783, Inventario […] e stato
                    di cassa, 23 dicembre 1783, in Asmi, ag, Culto, p.a., b. 1817, fasc. “Diverse”.
                       52  Kaunitz al governo di Milano, 14 agosto 1786, Asmi, ag, Culto, p.a., b. 2170.
                       53  Cfr. Commissione ecclesiastica, 28 marzo 1787, carteggio Trieste-Milano, 21 lu-
                    glio, 1° e 18 agosto 1787; ivi.
                       54  Lettera di Giovanni Bovara, capo dipartimento della Commissione ecclesiastica,
                    alla Conferenza Governativa, 23 giugno 1794, ivi.


                                               Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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