Page 81 - 1
P. 81

Sudditi milanesi schiavi dei barbareschi. Riscatti, procedure, profili   623


                    Conclusioni

                       Nell’epoca moderna la Lombardia asburgica, pur fungendo da re-
                    trovia – militarmente e logisticamente rilevante – dei teatri mediterra-
                    nei e balcanici, non fu esentata dal fronteggiare direttamente il pro-
                    blema della cattura e della riduzione in schiavitù di suoi cittadini da
                    parte dei corsari maghrebini, levantini e delle forze ottomane. Di tale
                    fenomeno storico, sulla base di una documentazione di prima mano
                    frammentaria e discontinua, si sono ipotizzate una curva ascendente
                    nel secondo Seicento, con un picco di intensità nella prima metà del
                    Settecento, e una curva discendente nell’ultimo trentennio del secolo.
                    Dei sudditi lombardi non pochi furono i militari che, al servizio degli
                    Asburgo, caddero in mani islamiche. In tale congiuntura sei-settecen-
                    tesca, in effetti, si resero necessarie istituzioni, risorse e politiche ade-
                    guate. Sorsero così, in ambiente urbano, confraternite laiche “per il
                    riscatto degli schiavi”, intitolate alla ss. Trinità e alla B.V. della Mer-
                    cede e collegate alla romana Arciconfraternita del Gonfalone in una
                    maniera ancora da appurare. Nei negoziati furono direttamente coin-
                    volte le massime autorità statali, Governatore e Senato. Al nuovo con-
                    vento milanese dei trinitari scalzi, in seguito, fece capo una solida rete
                    per la raccolta di fondi, estesasi ben oltre i confini lombardi. Con que-
                    sti passaggi storici, insomma, anche lo Stato di Milano si inseriva in
                    maniera permanente nel globale mercato della “redenzione dei cap-
                    tivi”, attraverso una struttura ‘mista’ per istituzioni e per interessi (ci-
                    vile e religiosa, pubblica e privata, caritativa e mercantile).
                       Il relativo successo dell’impresa della redenzione fu possibile grazie
                    all’appoggio e alla protezione accordati ai trinitari dalle istituzioni mu-
                    nicipali e centrali dello Stato milanese, ovvero dal ceto patrizio che le
                    animava; e al patronato regio che favorì l’operato dei religiosi in una
                    sfera di autonomia economica e ‘politica’, tanto rispetto all’Ordine tri-
                    nitario  stesso  quanto  rispetto  alle  autorità  ecclesiastiche  locali.  Ciò
                    consentì ai padri, non senza suscitare invidie e rivalità, di inserirsi a
                    pieno titolo nella società corporata lombarda: un’appartenenza identi-
                    taria specialmente manifesta nelle elaborate cerimonie per il rimpatrio
                    degli schiavi affrancati, organizzate in sinergia con la curia arcivesco-
                    vile e con il cuore decurionale del potere aristocratico. D’altro canto, i
                    trinitari milanesi seppero per diversi decenni muoversi di concerto con
                    gli altri attori e operatori che agivano sulla scena internazionale nelle
                    complesse operazioni di redenzione dei captivi: i confratelli di Roma,
                    amministratori  del  legato  Arconati;  quelli  di  Livorno,  di  Spagna,  di
                    Vienna, di Germania e quelli (molto più a rischio) presenti in terra
                    islamica, specialmente negli ospedali di Algeri e di Tunisi; i consoli di
                    varie  nazioni  cristiane,  i  mercanti  e  i  mediatori;  le  corti  e  le  curie.




                                               Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   76   77   78   79   80   81   82   83   84   85   86