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Sudditi milanesi schiavi dei barbareschi. Riscatti, procedure, profili   619


                    riduzione, s’ispirava alla ben nota polemica anticurialista e illumini-
                    sta. Accuse di ozio, di parassitismo, di violazione della regola, di inu-
                    tilità sociale non tardarono a bersagliare gli stessi trinitari scalzi mila-
                    nesi in una serie di relazioni riservate alle autorità di governo, databili
                    agli anni 1768-1769.
                       Una memoria firmata da tale Giuseppe Antonio Valle, cancelliere
                    della pieve di Segrate, si distingue per acrimonia nei confronti dei pa-
                    dri,  in  maniera  non  disinteressata.  Costoro  sono  tacciati  di  «impo-
                    stura»: fanno credere di amministrare il fondo «per puro stimolo di ca-
                    rità e con totale disinteressamento […] milantando nello stesso tempo
                    di  avere  piena  corrispondenza  ne  paesi  de  turchi,  circostanza  indi-
                    spensabile  per  il  riscatto  de  schiavi» .  In  realtà,  usano  la  maggior
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                    parte delle elemosine per spese di viaggio e di questue, mantenimento
                    del loro procuratore, regalie varie, violando la regola che destina un
                    terzo del loro patrimonio alla redenzione dei captivi. I negoziati dei ri-
                    scatti toccano invece ai trinitari calzati, i quali gestiscono gli ospedali
                    di Algeri e di Tunisi. Schiavi, in definitiva, ne hanno riscattati pochi,
                    tra i quali sono compresi individui dalla condotta infame e stranieri
                    che i trinitari spacciano per sudditi della Casa d’Austria, facendone
                    un «commercio doloso». Valle propone quindi di togliere ai padri l’opera
                    della redenzione affidandola a «un agente o procuratore generale laico»
                    (e si candida personalmente per il ruolo): un uomo del governo capace
                    di carteggiare con i consoli europei residenti nelle città africane, in
                    mancanza dei quali per le trattative ci si può pur sempre appoggiare a
                    mercanti, come gli ebrei di Livorno . Sarebbe questo il metodo più
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                    efficace ed economico, perciò da tempo adottato dalle repubbliche di
                    Genova e di Venezia.
                       In  altri  scritti  anonimi  si  ritrovano  analoghi  argomenti  polemici,
                    volti a denunciare l’obsolescenza e quasi la nocività del convento mi-
                    lanese alla causa della redenzione. Oltre ad avanzare dubbi su prezzi
                    e spese dei riscatti, si insiste, con sprezzanti giudizi, sulla qualità mo-
                    rale stessa degli schiavi riscattati, tra i quali

                       […] troveremo essere la maggior parte vile canaglia, troveremo esser gente
                    carica per lo più di gravi delitti, gente bandita, fuggita anche dalle galere […]
                    Sì, questi sono gli eroi che i buoni padri cercano di ridonare alla patria. Quanto


                       45   Asmi,  ag,  Culto,  p.a.,  b.  1817,  fasc.  4  “P.G.  Redenzione  di  schiavi.  Questua  e
                    cassa”.
                       46  Sul punto cfr. almeno C. Galasso, Alle origini di una comunità. Ebree ed ebrei a
                    Livorno  nel  Seicento,  Olschki,  Firenze,  2002.  Sul  rilevante  ruolo  dei  negozianti  ebrei
                    come intermediari nei riscatti, cfr. L. Andreoni, Riscatto degli schiavi cristiani e interme-
                    diari ebrei. Un caso di studio tra Ancona e Ragusa (XVIII secolo), «Dimensioni e problemi
                    della ricerca storica», 14 (2013), 2, pp. 107-130 2013, pp. 107-130.


                                               Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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