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60 Giulia Lami
dell’Imperatore di R., per poscia riunirsi coi Greci di Valacchia, Romania, Morea e
delle Isole dell’Arcipelago, e con Alì Bassà di Janina, per tentare la difficile, deci-
siva e grande operazione... Il Gran-Colosso, che ha un Milione d’Uomini sul piede
di guerra e ha recentemente completati i Reggimenti, occuperà frattanto la Mol-
davia, e la Valacchia... preparandosi ad andare anche più oltre...
I Greci più facoltosi di Odessa somministrarono volontariamente egreggia
Somma per provvedere alle Spese della guerra: gli uni dirò 50mila, gli altri anche
100mila roubli. Il Governo procura dal canto suo a quella Nazione ogni facilità...
E si potrebbe continuare riportando l’intero documento, dove mai tra-
pela un atteggiamento critico, neanche quando si tratta della sorte di Co-
stantinopoli, perché «non è possibile in questo momento sapere positiva-
mente qual sia il proggetto relativamente a Costantinopoli. Dicesi che
un’insurrezione generale su tutti i punti dovea aver luogo Domenica or
scorsa, 11 del corrente Marzo, e che quella Metropoli sarebbe stata in-
cendiata, affinché il disordine potesse facilitare il premeditato massacro
generale dei Turchi, fra otto o dieci giorni se ne saprà l’esito».
A questa relazione, che si soffermava anche su argomenti di tutt’altro
genere, quali i costi della vita consolare, l’exequatur ottenuto dal Governo
russo per la nomina a viceconsole a Taganrog di Girolamo Bobone, il
prezzo del grano duro e tenero, il cambio del rublo con Genova e Marsi-
glia, era allegato un proclama degli insorti debitamente tradotto dal greco
che esordiva: «Armiamoci per la fede e per la Patria! Greci! Il momento è
giunto! I Popoli d’Europa combattendo già da gran tempo, per i propri
loro diritti e per la loro libertà, c’invitavano a imitarli; abbenché essi in
certo modo fossero liberi impiegarono ogni loro forza per ingrandire la loro
indipendenza e con essa la loro felicità».
Luigi Dattili avrebbe avuto modo di ricredersi sulla rivoluzione greca,
con le ricadute negative sulla «marineria nazionale», di cui doveva dar
conto a Torino , ma a metà del marzo 1821, in sintonia evidente con gli
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umori della città, faceva eco alle aspettative della comunità greca, nei suoi
più ampi legami con quella italiana: se da un lato si può vedere in questo
la testimonianza del filellenismo dell’epoca , dall’altro è anche il segno
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della vivacità di una città così culturalmente composita.
74 E così il suo successore, che dovette confrontarsi anche con il problema della pirateria
greca. Sul complesso di questioni legate alla rivoluzione greca, ma in altro contesto rispetto
a quello russo-pontico, si veda E. Tonetti, Echi della rivoluzione greca a Venezia. Ordine pub-
blico, rifugiati, commerci marittimi, «Thesaurismata», 45 (2015), pp. 517-529.
75 Sulla rivoluzione greca, si veda sempre G. Berti, Russia e stati italiani nel Risorgimento
cit., in particolare cap. 5; A. Tamborra, L’Europa centro-orientale nei secoli XIX-XX (1800-
1920), Vallardi, Milano, 1971; S. Birtachas, Solidarietà e scambi ideologico-culturali italo-elle-
nici in epoca risorgimentale: l’emigrazione politica italiana nelle Isole Ionie e in Grecia, «Medi-
terranea. Ricerche Storiche», n. 26 (2012), pp. 461-474; A.G. Noto, La ricezione del Risorgi-
mento greco in Italia (1770-1844). Tra idealità filelleniche, stereotipi e Realpolitik, Edizioni
Nuova cultura, Roma, 2015.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)