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66 Domenico Cecere
nemici, o la guerra, o altro simile accidente ci affligge e travaglia» .
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Dunque, non soltanto nella difesa dalle incursioni dei nemici o nelle
carestie – doveri tradizionali del sovrano, ai quali dalla metà del XIV
secolo s’era affiancato il contenimento delle epidemie: per l’ex gesuita
la sollecitudine del titolare del potere verso i governati doveva manife-
starsi anche in occasione di disastri legati a fenomeni naturali, come
terremoti e inondazioni.
Di recente la posizione di Botero è stata letta, in una sorta di ar-
cheologia delle politiche umanitarie contemporanee, come il punto
culminante di una fase di importanti trasformazioni nella sensibilità
europea verso le vittime di disastri: una trasformazione tale da farne,
nell’arco di pochi decenni, uno dei principali oggetti di cura delle di-
verse magistrature secolari, delle istituzioni cittadine, e gradualmente
anche di quelle monarchiche . Così nelle pagine di Botero l’atto di pre-
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stare soccorsi, o anche il semplice «mostrar dolore», si rivelano utili
per rafforzare nei sudditi colpiti sentimenti di devozione e ricono-
scenza: «Et invero i publichi disastri sono la propria materia e la mi-
glior occasione che si possa appresentare ad un Prencipe, di guada-
gnarsi gli animi et i cuori de’ suoi: allora bisogna sparger i semi della
benivolenza, allora inserire l’amore ne’ cuori de’ sudditi» .
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Ma la volontà di confortare e soccorrere le vittime di disastri in cosa
si traduceva, in una monarchia d’antico regime? Cosa significava in
concreto, per i detentori di poteri pubblici, farsi carico della gestione
delle emergenze? Di fronte alle scorrerie dei nemici, alla minaccia di
morbi epidemici o al fantasma della carestia, magistrati e ufficiali po-
tevano rifarsi a un plurisecolare, consolidato e non di rado esorbitante
complesso di norme e di procedure per orientare la propria azione,
oltre a una nutrita trattatistica. Meno ricco di riferimenti normativi e
procedurali era invece l’ambito degli interventi all’indomani di cala-
mità di origine ambientale, come eruzioni, inondazioni o terremoti.
L’assenza di modelli consolidati, di un insieme di misure preventive e
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di una trattatistica comparabile, ad esempio, a quella sui rimedi con-
tro la peste , ha tradizionalmente indotto diversi studiosi ad affermare
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1 G. Botero, Della Ragion di Stato, a cura di L. Firpo, Utet, Torino, 1948 (che ripro-
duce l’edizione veneziana del 1598), pp. 90-91.
2 T. Labbé, Aux origines des politiques compassionnelles. Émergence de la sensibilité
envers les victimes de catastrophes à la fin du Moyen Âge, «Annales. Histoire, Sciences
Sociales», 74, n. 1 (2019), pp. 45-71, p. 69.
3 G. Botero, Della Ragion di Stato cit., p. 91.
4 I. Fusco, The importance of prevention and institutions. Governing the emergency in
the 1690-92 plague epidemic in the Kingdom of Naples, «Annales de démographie his-
torique», 134, n. 2 (2017), pp. 95-123.
5 S.K. Cohn Jr., Cultures of Plague: Medical thinking at the end of the Renaissance,
Oxford University Press, Oxford, 2010.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)