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                nemici, o la guerra, o altro simile accidente ci affligge e travaglia» .
                                                                                  1
                Dunque, non soltanto nella difesa dalle incursioni dei nemici o nelle
                carestie – doveri tradizionali del sovrano, ai quali dalla metà del XIV
                secolo s’era affiancato il contenimento delle epidemie: per l’ex gesuita
                la sollecitudine del titolare del potere verso i governati doveva manife-
                starsi anche in occasione di disastri legati a fenomeni naturali, come
                terremoti e inondazioni.
                   Di recente la posizione di Botero è stata letta, in una sorta di ar-
                cheologia  delle  politiche  umanitarie  contemporanee,  come  il  punto
                culminante di una fase di importanti trasformazioni nella sensibilità
                europea verso le vittime di disastri: una trasformazione tale da farne,
                nell’arco di pochi decenni, uno dei principali oggetti di cura delle di-
                verse magistrature secolari, delle istituzioni cittadine, e gradualmente
                anche di quelle monarchiche . Così nelle pagine di Botero l’atto di pre-
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                stare soccorsi, o anche il semplice «mostrar dolore», si rivelano utili
                per  rafforzare  nei  sudditi  colpiti  sentimenti  di  devozione  e  ricono-
                scenza: «Et invero i publichi disastri sono la propria materia e la mi-
                glior occasione che si possa appresentare ad un Prencipe, di guada-
                gnarsi gli animi et i cuori de’ suoi: allora bisogna sparger i semi della
                benivolenza, allora inserire l’amore ne’ cuori de’ sudditi» .
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                   Ma la volontà di confortare e soccorrere le vittime di disastri in cosa
                si traduceva, in una monarchia d’antico regime? Cosa significava in
                concreto, per i detentori di poteri pubblici, farsi carico della gestione
                delle emergenze? Di fronte alle scorrerie dei nemici, alla minaccia di
                morbi epidemici o al fantasma della carestia, magistrati e ufficiali po-
                tevano rifarsi a un plurisecolare, consolidato e non di rado esorbitante
                complesso di norme e di procedure per orientare la propria azione,
                oltre a una nutrita trattatistica. Meno ricco di riferimenti normativi e
                procedurali era invece l’ambito degli interventi all’indomani di cala-
                mità  di  origine  ambientale,  come  eruzioni,  inondazioni  o  terremoti.
                L’assenza di modelli consolidati, di un insieme di misure preventive  e
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                di una trattatistica comparabile, ad esempio, a quella sui rimedi con-
                tro la peste , ha tradizionalmente indotto diversi studiosi ad affermare
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                   1  G. Botero, Della Ragion di Stato, a cura di L. Firpo, Utet, Torino, 1948 (che ripro-
                duce l’edizione veneziana del 1598), pp. 90-91.
                   2  T. Labbé, Aux origines des politiques compassionnelles. Émergence de la sensibilité
                envers les victimes de catastrophes à la fin du Moyen Âge, «Annales. Histoire, Sciences
                Sociales», 74, n. 1 (2019), pp. 45-71, p. 69.
                   3  G. Botero, Della Ragion di Stato cit., p. 91.
                   4  I. Fusco, The importance of prevention and institutions. Governing the emergency in
                the 1690-92 plague epidemic in the Kingdom of Naples, «Annales de démographie his-
                torique», 134, n. 2 (2017), pp. 95-123.
                   5  S.K. Cohn Jr., Cultures of Plague: Medical thinking at the end of the Renaissance,
                Oxford University Press, Oxford, 2010.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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