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Cancila Rossella (Galasso)_2 25/04/18 11:47 Pagina 19
Il Mediterraneo di Giuseppe Galasso 19
amministrativo o più propriamente istituzionale. Emblematico gli appa-
riva in tal senso il caso della monarchia normanno-sveva di Sicilia,
nella quale «la materiale compresenza di una serie di elementi eteroge-
nei… non può trasformare una mistura in una sintesi». E con convin-
zione asseriva che «la cifra del potere di sovrano nel mondo
normanno-svevo rimase sempre, fin dalle origini, a malgrado delle
apparenze, una cifra europea, latina, cristiano-cattolica». È dunque nel
medioevo, fra il IX e il XV secolo, che si posero le basi della moderna
affermazione mondiale dell’Europa. Periodo questo, d’altra parte, in cui
il Mediterraneo è «il motore di una coeva e futura grande storia».
In definitiva, la contestualizzazione per Galasso consente sul piano
metodologico di proiettare incroci, derivazioni, reciproche interferenze
ed influenze sulla piattaforma di una storia dei popoli e delle civiltà,
«che fu poi più autentica e propria, più spontanea e meno condizionata»
di quanto si pensi. E, comunque, conforme a logiche particolari e spe-
cifiche, identitaria insomma. L’ambito mediterraneo, su cui si svilup-
parono processi politici e socio-culturali innescati dal contatto, si
presta molto facilmente a prospettive in chiave comparativa, ma la
comparazione – ammoniva – va maneggiata con grande equilibrio e
soprattutto con molto buon senso storico. Con la consapevolezza della
natura «effettivamente allogena, allosemica, allotria, allomorfa dei feno-
meni oggetto della comparazione». Così,
la comparazione ha il suo massimo significato quando avviene all’interno di
un contesto storico. La contestualità offre, infatti, alla comparazione la possi-
bilità di svilupparsi in un autentico rafforzamento della conoscenza e della
comprensione degli ambiti e dei fenomeni fra i quali la comparazione stessa si
svolge. A mano a mano che ci si allontana dal piano della contestualità, la
fecondità della comparazione si apre a imbuto rovesciato e perde in significato
e in intesità quello che guadagna in ampiezza.
Coerente con questa visione, Galasso invitava inoltre a non lasciarsi
sedurre da facili tipizzazioni o ipostatizzazioni della specificità medi-
terranea, convinto com’era che «lunga durata e permanenza, antiche
sedimentazioni e radici profonde non hanno mai costituito, e non costi-
tuiscono all’inizio del XXI secolo, un universo inalterato o inalterabile».
La connotazione unitaria del Mediterraneo gli appariva insomma «assai
problematica». Così, suggeriva che «a ogni passo bisogna ricordare le
differenze regionali e le aperture all’esterno». Perché, se è vero che non
si può negare la “mediterraneità”, è però altrettanto vero che essa non
possa essere concepita come «disarticolata e chiusa, ancorata per sem-
pre a un determinato modulo di se stessa, e non, invece, profonda-
mente dinamica, come un archetipo esistenziale o filosofico, e non
come fenomeno storico multiplo e suscettibile di datazione».
n.42 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Aprile 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)