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396 Recensioni e schede
loro potenziale importanza militare, ampio piano di dominio imperiale
e spesso nella loro chiara disposizione (pp. 506 e ss.). Da parte asburgica ci
filofrancese comune a molti. Così, li- fu invece una capacità di coinvolgi-
berandoci dall’illusione di un Italia mento nel gioco della monarchia cui
filoimperiale, appaiono chiaramente la dinastia francese non seppe e non
schierati e simpatizzanti del Re cri- poté rispondere nel contesto italiano
stianissimo i conti Pico e i Farnese con altrettanta efficacia.
(pp. 426 e ss.) ma anche, seppur in Nella prima parte (I fatti del 36.
maniera meno netta e più ondivaga, le due invasioni e il blocco di Torino)
gli Este, mentre una più sicura fedeltà l’analisi si dimostra quindi declinata
asburgica era dimostrata dai Gonzaga più nettamente sulla prospettiva del
di Mantova, dai conti Trivulzio e dal “dato militare” (pp. 59 e ss.), senza
sottobosco di signori territoriali pa- derogare a considerazioni capaci di
dani. Non a caso proprio i momenti investire il più ampio tema delle
della guerra di Parma e la congiura strategie politiche e dei mezzi messi
contro Pierluigi segnarono un’acce- in campo per realizzarle. Ne risultano
lerazione «nell’allineamento dei feu- ad esempio considerazioni d’interesse
datari emiliani alla causa imperiale», sull’adesione alla causa imperiale
nella misura in cui il potere sovra- del ceto dei tecnici del diritto, ‘i conti
nazionale dell’imperatore liberava i palatini’, legittimati ad esercitare la
piccoli signori dalla dipendenza diretta professione legale, anche in questo
dei duchi di Parma, in un gioco ap- caso, da un diploma imperiale, ac-
punto tra grande potere imperiale e quistato per lo più per compraven-
poteri territoriali minori che ritorna dita. Nel 1544 proprio la forza delle
variamente modulato anche in altre «coalizioni morali» era capace di ar-
circostanze: ad esempio con i Rossi restare le truppe di Francesco I molto
di San Secondo, i Sanseverino ei Pal- più che le truppe guidate dal De
lavicino. A Piacenza i grandi nomi Leyva, a favore di una dinastia,
della nobiltà non solo versarono fondi quella degli Asburgo, «ricca di territori
per il mantenimento della guarnigione da infeudare e di entrate da impe-
imperiale durante la guerra contro i gnare». Era quindi in questa pro-
Farnese, ma consolidarono questo spettiva, alla luce dell’impossibilità
aiuto militare con la «loro capacità di equiparare comunque escalation
politica, garantita dalla lealtà di vaste fiscale e costi militari, che gli Asburgo
reti clientelari in città, di mobilitare distribuivano denari, privilegi, con-
uomini dabbene nella difesa territo- cessioni di varia natura che avreb-
riale, in servizi notturni, e talora bero reso disponibili «risorse umane,
diurni di guardia sulle mura e sulle cognitive finanziarie» capaci di con-
porte» (p. 449). E questi soggetti, pa- tribuire in maniera decisiva alla di-
trizi e feudatari che fossero, ebbero fesa dei domini (p. 57).
un peso e un vantaggio nella pratica Sottolineato questo aspetto con
della fedeltà imperiale, mentre la loro lucidità, nello svolgimento del volume
disponibilità di uomini e mezzi ali- si mettono in discussione alcuni as-
mentava una ulteriore e capillare sunti di storia e tecnica militare. In
rete di clientele che veniva così a le- particolare col blocco di Torino del
garsi attraverso i loro patroni al più 1536, entra in crisi il concetto di bat-
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018 n.43
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)