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246 Orazio Cancila
locale ancora non esistevano e perciò bisognava farle venire da fuori,
da aree più sviluppate che potevano fornirgliele. Forestieri erano così i
numerosi artigiani che lavoravano alla crescita edilizia, i muratori lon-
gobardi (ma anche i gestori delle taverne e i panettieri) provenienti dal
nord Italia e i lapicidi dalla Toscana (da Carrara, in particolare), mentre
i mercanti e i merciai giungevano dal napoletano e dall’Umbria e i sarti
da Palermo. Anche la burocrazia e l’esercizio delle professioni erano
pressoché interamente affidati a forestieri provenienti dalla vicina
Polizzi, dal messinese, dal regno di Napoli, da Palermo.
Da Polizzi a metà Cinquecento giunse il notaio Pietro Paolo Abruzzo
(1521-1602), che soppiantò rapidamente il notaio Nicolò Matteo De
Castro, palermitano, e si costituì una numerosa clientela che com-
prendeva anche parecchi abitanti della vicina Pollina − dove egli perio-
dicamente si recava a rogare per qualche giorno al mese – che gli restò
sempre fedele. Probabilmente la sua rapida affermazione fu agevolata
1
dal matrimonio con Margherita Milana alias Sangallo (†1572) , figlia
del defunto notaio Giacomo, dalla quale ebbe il notaio Fabio, l’utriu-
sque iuris doctor Ottavio, il notaio Ortensio e Lucrezia (moglie di Vin-
cenzo Provina).
Confrate della prestigiosa confraternita di Santa Maria del Soccorso,
egli appare refrattario alle cariche, concentrato com’era sulla sua atti-
vità di notaio, che non disdegnava anche l’acquisto di numerose partite
di seta grezza e soprattutto la concessione di mutui e prestiti a inte-
resse. Rogò dal 1553 al 1599 e le sue prestazioni erano molto costose
per i clienti; peraltro, nei confronti dei suoi debitori morosi, egli non
esitava a promuovere azione di recupero che si concludeva con l’espro-
priazione a suo favore del bene su cui il debito gravava, come nel caso
dell’abitazione di Bella Occorso, madre della sua domestica Apollonia,
che per una rendita annua di onza 1 gli doveva canoni arretrati per
onze 4, oltre a tarì 25 di interessi: gli esperti la valutarono onze 13.21
e il notaio se ne impossessò, a compensazione del capitale della rendita
(onze 10) e di parte del debito accumulato, consentendo alla Occorso
di continuare ad abitarla ancora per l’anno in corso. Di contro Apollo-
nia si accollava il debito residuo della madre (onze 1.9), che veniva
compensato dai servizi svolti sino ad allora in casa del notaio .
2
Nel 1584, ormai vedovo della moglie Margherita, Abruzzo viveva da
solo con un servitore, un ragazzo di dodici anni, e dichiarava un patri-
monio netto di onze 264 (lordo onze 318), costituito da pochi immobili
1 La dote di Margherita comprendeva anche una schiava (Asti, notaio Francesco
Guarneri, b. 2233, testamento di Margherita in data 9 marzo 1571 (s. c. 1572), cc. 140 sgg).
2 Ivi, b. 2232, 26 giugno 1562.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018 n.43
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)