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           locale ancora non esistevano e perciò bisognava farle venire da fuori,
           da aree più sviluppate che potevano fornirgliele. Forestieri erano così i
           numerosi artigiani che lavoravano alla crescita edilizia, i muratori lon-
           gobardi (ma anche i gestori delle taverne e i panettieri) provenienti dal
           nord Italia e i lapicidi dalla Toscana (da Carrara, in particolare), mentre
           i mercanti e i merciai giungevano dal napoletano e dall’Umbria e i sarti
           da Palermo. Anche la burocrazia e l’esercizio delle professioni erano
           pressoché  interamente  affidati  a  forestieri  provenienti  dalla  vicina
           Polizzi, dal messinese, dal regno di Napoli, da Palermo.
              Da Polizzi a metà Cinquecento giunse il notaio Pietro Paolo Abruzzo
           (1521-1602), che soppiantò rapidamente il notaio Nicolò Matteo De
           Castro, palermitano, e si costituì una numerosa clientela che com-
           prendeva anche parecchi abitanti della vicina Pollina − dove egli perio-
           dicamente si recava a rogare per qualche giorno al mese – che gli restò
           sempre fedele. Probabilmente la sua rapida affermazione fu agevolata
                                                                        1
           dal matrimonio con Margherita Milana alias Sangallo (†1572) , figlia
           del defunto notaio Giacomo, dalla quale ebbe il notaio Fabio, l’utriu-
           sque iuris doctor Ottavio, il notaio Ortensio e Lucrezia (moglie di Vin-
           cenzo Provina).
              Confrate della prestigiosa confraternita di Santa Maria del Soccorso,
           egli appare refrattario alle cariche, concentrato com’era sulla sua atti-
           vità di notaio, che non disdegnava anche l’acquisto di numerose partite
           di seta grezza e soprattutto la concessione di mutui e prestiti a inte-
           resse. Rogò dal 1553 al 1599 e le sue prestazioni erano molto costose
           per i clienti; peraltro, nei confronti dei suoi debitori morosi, egli non
           esitava a promuovere azione di recupero che si concludeva con l’espro-
           priazione a suo favore del bene su cui il debito gravava, come nel caso
           dell’abitazione di Bella Occorso, madre della sua domestica Apollonia,
           che per una rendita annua di onza 1 gli doveva canoni arretrati per
           onze 4, oltre a tarì 25 di interessi: gli esperti la valutarono onze 13.21
           e il notaio se ne impossessò, a compensazione del capitale della rendita
           (onze 10) e di parte del debito accumulato, consentendo alla Occorso
           di continuare ad abitarla ancora per l’anno in corso. Di contro Apollo-
           nia si accollava il debito residuo della madre (onze 1.9), che veniva
           compensato dai servizi svolti sino ad allora in casa del notaio .
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              Nel 1584, ormai vedovo della moglie Margherita, Abruzzo viveva da
           solo con un servitore, un ragazzo di dodici anni, e dichiarava un patri-
           monio netto di onze 264 (lordo onze 318), costituito da pochi immobili





              1 La  dote  di  Margherita  comprendeva  anche  una  schiava  (Asti,  notaio  Francesco
           Guarneri, b. 2233, testamento di Margherita in data 9 marzo 1571 (s. c. 1572), cc. 140 sgg).
              2 Ivi, b. 2232, 26 giugno 1562.



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018       n.43
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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