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250 Orazio Cancila
mento e l’anno successivo uno dei deputati per la fabbrica della nuova
Matrice, ma nel 1588, appena sposato, era costretto a vivere con la
famiglia a Pollina in casa d’affitto, perché il capomastro cui aveva affi-
dato la ristrutturazione della sua casa castelbuonese non rispettava la
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scadenza dei termini . Proprio quell’anno aveva sposato a Pollina la
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ricchissima Altadonna Ortolano (1570-1639) , che l’anno successivo
comincerà a dargli una schiera di figli: l’utriusque iuris doctor Francesco
(n. 1589), il medico Gaspare (1600-1674), l’utriusque doctor e sacrae
teologiae et philosophiae professor Baldassare (1601-1665), Margherita,
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Maria, Barbara, Tommasa, Antonina . In previsione del matrimonio,
Ottavio aveva acquistato pochi mesi prima due case collaterali nel
quartiere Piazza dentro (di fronte la chiesa della Misericordia), una di
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due vani (soprano e sottano) e l’altra solerata , che il giorno dopo
cedette ai parenti Ippolito e Vincenza Sangallo alias Milana, ottenendo
in cambio una casa solerata nello stesso quartiere, limitrofa all’abita-
zione del padre notaio Pietro Paolo (in prossimità dell’antica Porta di
terra): era proprio questa l’abitazione che doveva essere ristrutturata.
Alla professione di avvocato, Ottavio Abruzzo alternava quella di
arbitro nelle controversie le cui controparti ritenevano più utile risol-
verle privatamente. Nell’aprile 1589, insieme con il collega Gian Pietro
Prestigiovanni fu chiamato a dirimere, come «arbitri et iudices compro-
missarii», una lite tra Ottavio e Francesco Lupo fu Marco Antonio, da
una parte, e il loro ex tutore Bartolo Ficarra, dall’altra. Il primo set-
tembre successivo, i due arbitri emisero la sentenza di condanna del
Ficarra a restituire ai Lupo i due terzi dei frutti pendenti dei beni stabili
annotati nell’inventario post mortem di Marco Antonio, sentenza che
fu letta dagli arbitri, «pro tribunali sedentes», alle due controparti nel-
l’abitazione dell’avvocato Abruzzo, scelta come sede del giudizio («pro
loco curie electo»). La sentenza fu registrata agli atti della Curia Com-
promissaria, da cui il mastro notaio Gian Francesco Prestigiovanni
estrasse la copia che è oggi conservata agli atti del notaio Abruzzo: «ex
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attis Curie Compromissarie… extratta est presens copia» .
16 Ivi, b. 2236, 3 dicembre 1588, cc. 35r-36r.
17 Figlia di Andrea Ortolano, defunto barone di Pasquale (territorio di Cammarata), e
sorella di Giovanni, barone di Pasquale, nonché dei baroni di Bordonaro, Egidio e
Domenico Ortolano, Altadonna disponeva di una dote elevatissima, onze 1600, che i
fratelli, sulla base del contratto matrimoniale redatto a Palermo dal notaio Francesco
Almao in data 1 gennaio 1587 (s. c. 1588), si impegnarono a versare ratealmente nel
corso degli anni successivi.
18 Gaspare nel 1626 sposerà Francesca Agliuzzo, Margherita nel 1616 Vincenzo Ruberto,
Maria nel 1626 Ortensio Di Vittorio jr, Barbara nel 1626 Martino Giaconia di Geraci (fratello
o nipote dell’arciprete di Geraci don Nicolò Giaconia), Antonina Giuseppe Leta.
19 Asti, notaio Filippo Guarneri, b. 2236, 19 marzo 1587 (s. c. 1588).
20 Asti, notaio Pietro Paolo Abruzzo, b. 2195, 13 settembre 1589, cc. 27r-32r.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018 n.43
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)