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Una famiglia di professionisti nella Sicilia del Cinque-Seicento  249



             una storia del borgo, essa fosse soprattutto una storia dei Ventimiglia,
             ai quali egli era molto legato.
                Ottavio Abruzzo era certamente un professionista molto preparato
             e molto colto, come documentano il suo inventario post mortem (1606) 12
             e soprattutto l’elenco dei suoi libri (bona mobilia reperta in scriptorio)
             che nel 1611 i figli assegnarono alla vedova a parziale restituzione della
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             dote . Purtroppo i due notai, con scrittura a volte ostica, hanno rile-
             vato dai frontespizi quelli che, spesso senza comprenderli, sembravano
             a loro autori e titoli, che inoltre indicavano molto sommariamente. E
             tuttavia  il  numero  (oltre  cento)  e  la  qualità  dei  testi  che  possono
             comunque rilevarsi dalle trascrizioni che riporto in appendice docu-
             mentano una circolazione della cultura giuridica del tempo molto capil-
             lare, se giungeva anche nelle località più remote dell’Europa, come era
             la Castelbuono del tempo, e dimostrano che il suo proprietario si muo-
             veva in un orizzonte europeo e cosmopolita. Con una forzatura, per
             definire il fenomeno, potremmo anche usare il termine “globalizza-
             zione”,  oggi  di  moda,  che,  grazie  all’adozione  della  comune  lingua
             latina, consentiva al giudice castelbuonese di potere utilizzare testi
             editi non soltanto a Palermo, Venezia (soprattutto), Roma e Bologna,
             ma anche a Lione, Francoforte, Basilea, e di recepire stimoli esterni
             che ne influenzavano i comportamenti. Ovviamente, si trattava di una
             circolazione tra élite molto ristrette, perché i ceti subalterni e una parte
             delle stesse élite ne rimanevano del tutto estranee. Tra le opere indivi-
             duate, oltre ai testi canonici del diritto, con particolare attenzione a
             quello siculo, mi piace segnalare la presenza dell’opera sulla nobiltà di
             André Tiraqueau, ancor oggi ritenuta fondamentale dagli studiosi che
             si occupano di questioni attinenti alla nobiltà. Mancavano invece i testi
             letterari in lingua italiana, presenti soltanto con la Gerusalemme libe-
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             rata, il Pastor fido e uno spezzone del Petrarca .
                Il suo primo incarico di avvocato documentato è il patrocinio nel
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             1583 a favore di mastro Vincenzo Ventimiglia di Tusa . Nel 1585 egli
             era a Castelbuono uno dei tre rettori della confraternita del Sacra-


                12 Asti, notaio Gian Giacomo Russo, b. 2299, 12 settembre 1606, cc. 3v-5r.
                13 Asti, notaio Baldassare La Prena, b. 2346, 13 ottobre 1611, cc. 92v-93v: retentio
             dotium pro Altadonna.
                14 Ho pensato che l’Abruzzo, per la familiarità con il marchese di Geraci, fosse potuto
             entrare in possesso della ricchissima biblioteca di don Cesare Ventimiglia, prozio del
             marchese, deceduto nel 1583, ma tra i 121 libri lasciati dal prelato quelli di diritto erano
             rari, come quelli di scienze naturali, mentre parecchi erano i classici latini e greci, i testi
             italiani di letteratura, di storia e di geografia, i testi sacri e le vite di santi (O. Cancila,
             Nascita di una città. Castelbuono nel secolo XVI, Associazione Mediterranea, Palermo,
             2013, p. 715, https://www.storiamediterranea.it/portfolio/nascita-di-una-citta-castelbuo
             no-nel-secolo-xvi/).
                15 Asti, notaio Filippo Guarneri, b. 2235, 5 gennaio 1582, s. c. 1583, c. 178r.


             n.43                            Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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