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           lavorato (onze 91), una botte di vino, crediti (onze 1242, di cui onze
           897 in contestazione), oneri (onze 36) e debiti (onze 552, di cui onze
                                                                23
           500 nei confronti della madre per la dote da restituire) .
              Altadonna, a sua volta, rivelava la proprietà di «una casa solerata di
           undice corpe con suo baglio et giardino et soi apartinentii… a lu quar-
           teri di lu Valluni, confini con la casa di Morganti Peroxino et con la
           casa di Augustino Domanti [recte: Agostino De Marti]», del valore di
           150 onze, molto probabilmente lasciatale dai figli a parziale restituzione
           della dote, in attesa di riceverne altre 500 a completamento: compren-
           deva parte dei locali dell’attuale collegio di Maria, che l’uid Ottavio
           aveva ottenuto dagli eredi del defunto medico Scipione Granozzo, i
           quali  nel  1639  ne  contestavano  ancora  il  legittimo  possesso  agli
           Abruzzo. Altadonna rivelava inoltre un’altra casa terrana nello stesso
           quartiere, una casa a Pollina, rendite (onze 30) e crediti (onze 1542),
           tra cui – come si è già detto – le onze 500 nei confronti dei figli per il
           completamento della restituzione della dote e onze 999 «in contencione
                                                                             24
           supra lu fego di Pasquale». Di contro aveva oneri e debiti per onze 49 .
              Nove anni dopo, nel 1616, il rivelo a nome di Altadonna Abruzzo –
           redatto da Giustiniano Panclis «d’ordine et voluntà di la sopradetta
           revelante per non sapere scrivere» – comprendeva tutti i beni della
           famiglia, ossia i soliti immobili con in più, in comune con i fratelli Orto-
           lano, una casa «palazzata in corpi cinque» nella piazza di Pollina e due
           oliveti in territorio di Pollina. Le rendite si erano però volatilizzate: ne
           rimaneva soltanto una a carico del nipote Gregorio Provina per un capi-
           tale di appena onze 30. Anche il valore di gioielli e argenteria si era
           ridotto (onze 70). Con le 300 onze che i fratelli dovevano ancora ad Alta-
           donna la ricchezza lorda degli Abruzzo ammontava a onze 1027, che
           si riducevano a onze 842 a causa degli oneri e debiti per onze 185 che
           vi gravavano, tra cui onze 100 per resto di dote al genero Vincenzo
           Ruberto, il quale proprio nel 1616 aveva sposato Margherita con una
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           dote di onze 300 . L’arretramento rispetto al 1607 era pesante!
              Della famiglia di Altadonna facevano ancora parte i figli Gaspare,
           Baldassare, Maria, Barbara e Antonina, mentre di Francesco non c’è
           traccia né nel rivelo del 1616 né in quello del 1623. Francesco, che nel
           1610 era indicato dai notai come chierico, nel 1611 aveva abbandonato
           l’abito talare ed era già laureato in utroque iure, grazie al contributo
           finanziario degli zii materni in conto della dote di Altadonna, come si
           legge in una transazione del 1625: «alias partitas… solutas uid Fran-





              23 Trp, Riveli, 1607, b. 941, , cc. illeggibili.
              24 Ivi, cc. 229r-230r.
              25 Trp, Riveli, 1616, b. 945, cc. 384r sgg.



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018       n.43
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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