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Una famiglia di professionisti nella Sicilia del Cinque-Seicento  253



             cisco de Abrutio pro eius doctoratu et manutentione studii dicti Fran-
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             cisci tam in urbe Panhormi quam Cathane» . E poteva così assumere
             con Antonio La Fracita il patrocinio di mastro Antonio Capuana nella
             lite per beni ereditari 27  e fare da giudice compromissario in una ver-
             tenza tra gli eredi di Epifanio Peroxino e il chierico Gian Simone Mili-
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             tello alias Ruberto fu Francesco , ruolo ricoperto più volte anche negli
             anni successivi. Nella sua qualità di tutore dei fratelli, nel 1615 otte-
             neva dal marchese Giovanni III Ventimiglia una cessione di crediti per
             onze 95, a saldo delle onze 200 che il feudatario doveva al padre Ottavio
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             sin dall’ottobre 1595 . Per compiacerlo, nel 1618 partecipò all’asta per
             l’arrendamento del marchesato di Geraci, organizzata a favore di un
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             prestanome del marchese . E nello stesso anno assumeva il patrocinio
             dei coniugi Antonia e mastro Giuliano La Vizza in una causa presso la
             curia capitanale per un compenso di onze 2 , mentre il compenso del
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             patrocinio prestato alla vedova Elisabetta Trentacoste nell’azione di
             recupero di un giardino gli era pagato in natura: l’affitto per un anno
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             dei gelsi del giardino per un valore di onze 5 . Contemporaneamente
             prestava assistenza legale al sacerdote Francesco Pagesi, suo cliente
             per un quinquennio . Nel 1620, infine, svolgeva a Castelbuono le fun-
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             zioni di giudice della Gran Corte Marchionale, mentre l’anno successivo
             il marchese Francesco III gli affidava il patrocinio della Società dei
             Bianchi,  di  cui  era  governatore,  che  la  vedova  del  defunto  giudice
             Romanzolo aveva chiamato in giudizio presso il Tribunale della Regia
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             Monarchia .
                Nel 1623, la composizione della famiglia di Altadonna non aveva
             subito cambiamenti: Francesco continuava a non farne parte, mentre
             Baldassare, che invece ne faceva parte, «habita[va] in Palermo» dove
             svolgeva pratica legale, e Gaspare aveva già conseguito la laurea in
             medicina ed esercitava la professione. Il patrimonio netto della famiglia
             si era ulteriormente ridotto a onze 405, anche perché una delle case
             era stata temporaneamente assegnata in comodato al genero Ruberto
             in conto della dote di Margherita, in attesa che si definisse la compen-




                26 Cfr. Asti, notaio Vittorio Mazza, b. 2366, 6 settembre 1625, c. 5v: transazione tra
             Altadonna e gli eredi del fratello Egidio.
                27 Asti, notaio Baldassare La Prena, b. 2346, 12 settembre 1611, c. 14r.
                28 Ivi, b. 2343, 20 settembre 1613, c. 82v.
                29 Asti, notaio Filippo Guarneri, b. 2243, 12 settembre 1615, cc. 9r sgg.
                30 Asti, notaio Baldassare La Prena, b. 2344, 7 agosto 1618, cc. 185v sgg.
                31 Asti, notaio Vittorio Mazza [recte: notaio Francesco Muxa], b. 2364, 27 ottobre
             1618, cc. 42r sgg.
                32 Ivi, 16 marzo 1619, cc. 165v-166r.
                33 Asti, notaio Francesco Schimbenti, b. 2293, 13 luglio 1620, c. 310v.
                34 Asti, notaio Filippo Guarneri, b. 2250, 3 febbraio 1621, c. 228v.


             n.43                            Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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