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268 Orazio Cancila
322, di cui onze 212 a favore degli eredi del medico Vincenzo Guer-
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rieri .
L’attività iniziale di allevatore nei feudi vicini (Sant’Anastasia e
Culia) si era quindi allargata anche a quella di coltivatore fuori territo-
rio, come era da sempre per i castelbuonesi. Nel dicembre 1672 si spin-
geva addirittura sino a Mussomeli (Caltanissetta) in società con don
Leonardo Cusimano Maurici, nipote ex filio dell’ormai defunto arren-
datario di Castelbuono nel primo decennio del Seicento: i loro impiegati
Francesco e Pietro Barreca prendevano in affitto per il pascolo delle
vacche 12 aratati di terra (salme 108) nel feudo Rabbione, per un
canone di onze 9 ad aratato oltre mezzo cantaro di caciocavallo per la
gabella della farina di Mussomeli . Non sempre però i conti tornavano
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e non mancarono momenti di grande difficoltà, come documentano i
mutui che aveva dovuto contrarre anteriormente al 1652. La vendita
nel 1657 di un vigneto con gelsi, castagni, fichi, casa e palmento in
contrada fontana di Corradino (Pedagni) da parte della moglie France-
sca fa pensare alla necessità di recuperare un grosso pegno dalle mani
dell’acquirente del podere, il sacerdote don Giuseppe Milana. Del
prezzo di onze 70, Francesca aveva già ricevuto onze 40 come prezzo
di una catena d’oro smaltata, stimata dall’argentiere Benedetto Anfuso,
mentre il resto le sarebbe stato pagato dall’acquirente in ragione di
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onze 3 l’anno sino al saldo della somma . Una conferma delle difficoltà
finanziarie di Gaspare Abruzzo è data dalla dilazione concessagli sei
mesi dopo dal fratello sacerdote Baldassare per la restituzione di onze
167, di cui onze 12 dovutegli a saldo dei conti dell’amministrazione dei
suoi beni e onze 155 prelevati dai preziosi (gioielli, argenteria, vestiti,
biancheria, ecc.) conservati in due bauli di proprietà del sacerdote
presso il monastero di Santa Venera, che evidentemente faceva da cas-
saforte per i benestanti della città. La concessione della dilazione faceva
certamente seguito a forti dissidi insorti tra i due fratelli che portavano
Baldassare a revocare a Gaspare – il quale sosteneva che l’indebita-
mento era dovuto alle spese sostenute per il pascolo e il mantenimento
delle pecore e delle vacche (sembra in occasione di epizoozie) – la pro-
cura concessagli nel lontano 1626 e, non fidandosi più del fratello, a
pretendere addirittura anche la fideiussione del cognato Mariano
Agliuzzo, fratello di Francesca .
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93 Trp, Riveli, 1652, b. 954, cc. 221r sgg.
94 Asti, notaio Antonino Bonafede, b. 2543, 5 dicembre 1672, cc. 160.161, lettera A.
95 Asti, notaio Bartolomeo Bonafede, b. 2449, 29 aprile 1657, c. 148v.
96 Ivi, b. 2450, 14 novembre 1657, cc. 70v sgg. La restituzione della somma sarebbe
avvenuta alle seguenti scadenze: entro un mese onze 18, il 15 agosto 1658 onze 37.20,
il 15 agosto 1659 onze 55.20, il 15 agosto 1560 onze 55.20 a saldo. A margine si legge
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018 n.43
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)