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           restituirli alla sua morte al figlio e agli eredi Castagna. Senza la fide-
           iussione, da rilasciare entro un mese dalla morte del sacerdote, Anto-
           nina  sarebbe  decaduta  a  favore  di  Giuseppe  Leto  e  degli  eredi
           Castagna. Poiché la madre Altadonna Abruzzo aveva lasciato ad Anto-
           nina onze 50, «delli quali ni spettavano a pagare unzi 25 ad esso codi-
           cillatore e altre unzi 25 al dottor Gaspare Abruzzo», Baldassare esigeva
           che la sorella confessasse per atto pubblico di avere ricevuto da lui tale
           somma, pena la decadenza dalla parte di beni mobili che le lasciava in
           eredità, a favore degli eredi Castagna. Disponeva infine che, dopo la
           sua morte, la nipote Anna Vittimara continuasse ad abitare nella sua
           casa  gratuitamente  per  tutto  l’agosto  successivo  (evidentemente  la
           nipote abitava con lui) e che tutti i suoi atti pubblici rimanessero in
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           suo potere, con la possibilità per gli altri eredi di ottenerne copia .
              Fu questo l’ultimo codicillo di don Baldassare Abruzzo, il cui cada-
           vere tre giorni dopo, il 4 aprile 1665, fu sepolto nella chiesa extramoe-
           nia  di  Santa  Maria  del  Soccorso.  Per  Pietro  Paolo  Vittimara,  in
           precedenza  Baldassare  era  stato  nominato  vescovo  di  Patti,  ma,
           durante il viaggio a Roma in compagnia del fratello Gaspare per essere
           consacrato  dal  pontefice,  si  ammalò  gravemente,  perse  il  senno  e
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           dovette ritornare a Castelbuono, dove due anni dopo lo colse la morte .
           In merito non ho trovato alcun documento e sinceramente l’indicazione
           non mi pare attendibile, perché il vescovo di Patti Ignazio D’Amico
           rimase in carica dal 31 luglio 1662 al 15 dicembre 1666, dopo una
           vacanza di quasi tre anni successiva alla morte del vescovo Simone
           Rau il 20 settembre 1659. Un’eventuale nomina dell’Abruzzo cadrebbe
           quindi negli anni 1659-1662, ma il suo testamento del 1663 e i codicilli
           successivi sino alla vigilia del decesso nell’aprile 1665 dimostrano che
           soltanto nel 1663, dopo la precedente esperienza del 1649, egli si sentì
           davvero vicino alla morte e che comunque non perse mai il senno se
           più volte modificò il testamento.
              Il  fratello  Gaspare  Abruzzo  gli  sopravvisse  ancora  per  quasi  un
           decennio. Aveva partecipato alla vita amministrativa della città, assu-
           mendo la carica di giurato nel 1628-29 e tenendo ininterrottamente
           dal 1658 al 1668 e ancora nel 1674 l’incarico di procuratore generale
           del marchese di Geraci. Più che il medico faceva l’imprenditore, a giu-
           dicare almeno dai suoi riveli, allevatore inizialmente e poi anche colti-
           vatore sulle orme del suocero Ottavio Agliuzzo, il quale però nel 1630




              88 Ivi, 1 aprile 1665, cc. 318r-319.
              89 Pietro Paolo Witmara, Genealogie di alcune famiglie sì antiche che moderne di
           Castelbuono… e copiati dal suo antico originale manoscritto da Antonio Minà La Grua.
           Debbo copia fotografica del ms, redatto attorno al 1760-70, alla cortesia dell’avvocato
           Mario Lupo, che ringrazio.



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018       n.43
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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