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dinastica multinazionale all’interno della quale il cuore castigliano era
aperto agli scambi, agli apporti, al contributo che offrivano al governo
in uomini e idee dei territori non metropolitani sparsi per tutto il
mondo» (p. 12).
Un’immagine sintetizza, a mio parere più di altre, il punto di vista
dell’autore sul suo soggetto, quella del ragno che «si pose al centro della
tela e, senza muoversi, regolò le cose del mondo» (p. 75) e la cui anima
era «agitata dal continuo pensiero» di ultimarne la tessitura, riparandone
i fili interrotti o imbrogliati (p. 256). Forse ancor meglio si sarebbe
prestata un’altra identificazione zoologica, quella dell’ape regina, alle cui
dipendenze lavorano instancabilmente centinaia di sottoposte. Quella di
Spagnoletti è infatti un’appassionante biografia corale sulla cui scena si
avvicendano tutti gli uomini e le donne del re spagnolo, siano essi
parenti di sangue e/o responsabili nella gestione del governo della Mo-
narquía católica, a loro volta organici a qualche fazione di corte. Non c’è
dubbio, infatti, che «senza le grandi personalità che lo circondarono, a
volte aiutandolo a sbagliare, non sarebbe esistito Filippo» (p. 13). Innu-
merevoli sono i medaglioni di grandi di Spagna, viceré, generali di terra
e di mare, confessori, cardinali, vescovi e soprattutto di parenti dei due
rami degli Asburgo. A proposito di quello tedesco è più volte sottolineata
la condizione di subalternità politica rispetto ai “cugini maggiori”
spagnoli, tanto da essere etichettati dall’autore come «i parenti poveri
del re» (p. 126), bisognosi com’erano «delle opportunità di sistemazione
che la monarchia poteva offrire ai suoi numerosi figli “partecipi solamente
del nome della grandezza di casa d’Austria, chiamandosi tutti arciduchi,
ma poco provvisti”» (pp. 191-192).
Un filo rosso che continuamente l’autore dipana tra i capitoli del
libro è il ruolo giocato nella vita di Filippo e nel governo della monarchia
dalle donne della sua famiglia (sono ben 31 su 69 quelle citate nella «ge-
nealogia semplificata degli Asburgo spagnoli e austriaci», riportata in
coda al volume, p. 357). Si tratta di madri e spose, sorelle, zie e cugine,
spesso investite di compiti di supplenza nel governo di alcuni reinos,
protagoniste delle loro corti private, partecipi attive nel gioco delle
fazioni, tessitrici di una diplomazia parallela. Sangue e politica si in-
trecciano indissolubilmente nelle loro figure, come nel caso di Maria,
sorella di Filippo, della quale attraverso un interminabile elenco di
legami parentali con le casate reali e principesche di mezza Europa si
sottolinea «il grande contributo che essa aveva fornito alla strutturazione
della società dei principi nell’Europa del Cinquecento» (p. 133). L’autore
è tuttavia ben cosciente che «la funzione di queste donne dipendeva non
soltanto dalla loro personalità e dai margini di manovra che riuscivano
a ritagliarsi, ma anche dallo spazio che il padre-marito intendeva
lasciare loro consentendo che la ragion di Stato a volte potesse essere
sostituita dalla ragione del cuore» (p. 174).
Tra i personaggi che gravitano intorno a Filippo II alcuni tornano
con più frequenza di altri nel racconto di Spagnoletti, in particolare
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019 n.45
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)