Page 183 - 1 rivista 53
P. 183

Da Altavalle alla Capperrina. Il monastero regio di Santa Maria di Basicò   697


                    Conclusioni

                       Per quanto il periodo trascorso a Rometta dalla comunità di clarisse
                    di Altavalle sia stato breve, esso tuttavia fu sufficiente per consolidare,
                    dal punto di vista economico, le fondamenta del futuro monastero di
                    Santa  Maria  di  Basicò,  sorto  a  Messina,  alle  pendici  del  colle  della
                    Capperrina.
                       Grazie  alla  benevolenza  e  alla  generosità  dei  sovrani  aragonesi,
                    all’istituto, soprattutto a partire dal ’400, fu infatti possibile raggiun-
                    gere  una  notevole  floridezza.  L’acquisizione,  in  quel  di  Rometta,  di
                    fondi rustici, di mulini, del bosco con i suoi prodotti e, soprattutto, la
                    concessione della baglia sul territorio resero il monastero un vero e
                    proprio signore feudale in una importante porzione del versante tirre-
                    nico dei Peloritani.
                       Tuttavia, la reiterata richiesta di demanialità di quel grosso centro
                    rurale e la concessione, il 13 ottobre 1323, del relativo privilegio da parte
                    di Federico III , favorirono le aspirazioni dei locali gruppi dirigenti che
                                  79
                    vedevano nelle clarisse una sorta di “barone” , ormai estraneo al terri-
                                                               80
                    torio, che godeva di beni ritenuti di esclusiva spettanza dell’universitas.
                    Da qui la richiesta, avanzata nel 1514, di distrarre in favore del centro
                    demaniale il bosco e le sue rendite  e, nei decenni successivi, le conti-
                                                     81
                    nue usurpazioni da parte dei romettesi, seguite da controversie giudi-
                    ziarie e transazioni con il monastero circa il suo sfruttamento .
                                                                               82


                       79  «… nos considerantes fidem puram et devocionem sinceram universitatis hominum
                    terre Ramecte et terram ipsam positam in districtu civitatis Messane cum omnibus iuri-
                    bus, racionibus, tenimentis et pertinenciis suis ac fideles nostro habitantes et morantes
                    in ea a comitatu, baronia, pheudo de liberalitate mera speciali gracia et ex certa nostra
                    scientia totam castrum vel fortilicium ac terram ipsa comite, barone et alio quocumque
                    domino castri vel fortilicii et terre ipsorum penitus inde excluso benigne ad numerum tam
                    ipsa castrum et fortilicium seu terram quam personas habitantes et habitaturas in ea
                    promictimus, ex nunc in antea, semper et in perpetuum in nostris demanio et dominio
                    retinere atque conservare, et nemini cuiuscumque gradus, condicionis, status et dignitatis
                    existat in comitatum, baroniam et pheudum vel alio quocumque modo concedere et do-
                    nare» (in P. Gazzara, Consuetudini e privilegi della terra demaniale di Rometta, cit., p. 245).
                       80  Il termine è adoperato nel contratto di concessione in enfiteusi del bosco, stipulato
                    nel gennaio del 1700 in favore del principe Brunaccini (v. supra, nt. 67), in cui è scritto
                    espressamente che il monastero «teneat et possideat totum et integrum quoddam pheu-
                    dum vocatum Sancti Lei, seu Romette, confinante cum territorio terre Romette, territo-
                    rio terre Saponarie et territorio terre Montifortis et aliis confinibus consistens ipsum
                    pheudum in nemore cum suis foveis ad infossandum nivem, baglia, doghana, carceri-
                    bus, censibus perpetuis debiti per diversas personas, terris scapulis, et alia spectantia,
                    et pertinentia ad dictum nemus, baglia et pheudum cum titulo Baronis», titolo che, però,
                    non era oggetto di alienazione.
                       81  V. supra, nt. 63.
                       82  Messina, Collezione privata, Volume di scritture, cc. 8r-27v (11 marzo 1550, Sen-
                    tenza e testimoni della città di Messina circa la giurisdizione del baglio del feudo di San
                    Leo, nella terra e territorio di Rometta, Rapano, Bavuso e nei casali di Venetico e San


                                              Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   178   179   180   181   182   183   184   185   186   187   188