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Da Altavalle alla Capperrina. Il monastero regio di Santa Maria di Basicò 697
Conclusioni
Per quanto il periodo trascorso a Rometta dalla comunità di clarisse
di Altavalle sia stato breve, esso tuttavia fu sufficiente per consolidare,
dal punto di vista economico, le fondamenta del futuro monastero di
Santa Maria di Basicò, sorto a Messina, alle pendici del colle della
Capperrina.
Grazie alla benevolenza e alla generosità dei sovrani aragonesi,
all’istituto, soprattutto a partire dal ’400, fu infatti possibile raggiun-
gere una notevole floridezza. L’acquisizione, in quel di Rometta, di
fondi rustici, di mulini, del bosco con i suoi prodotti e, soprattutto, la
concessione della baglia sul territorio resero il monastero un vero e
proprio signore feudale in una importante porzione del versante tirre-
nico dei Peloritani.
Tuttavia, la reiterata richiesta di demanialità di quel grosso centro
rurale e la concessione, il 13 ottobre 1323, del relativo privilegio da parte
di Federico III , favorirono le aspirazioni dei locali gruppi dirigenti che
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vedevano nelle clarisse una sorta di “barone” , ormai estraneo al terri-
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torio, che godeva di beni ritenuti di esclusiva spettanza dell’universitas.
Da qui la richiesta, avanzata nel 1514, di distrarre in favore del centro
demaniale il bosco e le sue rendite e, nei decenni successivi, le conti-
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nue usurpazioni da parte dei romettesi, seguite da controversie giudi-
ziarie e transazioni con il monastero circa il suo sfruttamento .
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79 «… nos considerantes fidem puram et devocionem sinceram universitatis hominum
terre Ramecte et terram ipsam positam in districtu civitatis Messane cum omnibus iuri-
bus, racionibus, tenimentis et pertinenciis suis ac fideles nostro habitantes et morantes
in ea a comitatu, baronia, pheudo de liberalitate mera speciali gracia et ex certa nostra
scientia totam castrum vel fortilicium ac terram ipsa comite, barone et alio quocumque
domino castri vel fortilicii et terre ipsorum penitus inde excluso benigne ad numerum tam
ipsa castrum et fortilicium seu terram quam personas habitantes et habitaturas in ea
promictimus, ex nunc in antea, semper et in perpetuum in nostris demanio et dominio
retinere atque conservare, et nemini cuiuscumque gradus, condicionis, status et dignitatis
existat in comitatum, baroniam et pheudum vel alio quocumque modo concedere et do-
nare» (in P. Gazzara, Consuetudini e privilegi della terra demaniale di Rometta, cit., p. 245).
80 Il termine è adoperato nel contratto di concessione in enfiteusi del bosco, stipulato
nel gennaio del 1700 in favore del principe Brunaccini (v. supra, nt. 67), in cui è scritto
espressamente che il monastero «teneat et possideat totum et integrum quoddam pheu-
dum vocatum Sancti Lei, seu Romette, confinante cum territorio terre Romette, territo-
rio terre Saponarie et territorio terre Montifortis et aliis confinibus consistens ipsum
pheudum in nemore cum suis foveis ad infossandum nivem, baglia, doghana, carceri-
bus, censibus perpetuis debiti per diversas personas, terris scapulis, et alia spectantia,
et pertinentia ad dictum nemus, baglia et pheudum cum titulo Baronis», titolo che, però,
non era oggetto di alienazione.
81 V. supra, nt. 63.
82 Messina, Collezione privata, Volume di scritture, cc. 8r-27v (11 marzo 1550, Sen-
tenza e testimoni della città di Messina circa la giurisdizione del baglio del feudo di San
Leo, nella terra e territorio di Rometta, Rapano, Bavuso e nei casali di Venetico e San
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)