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694 Giovan Giuseppe Mellusi

dal bosco – per potervi monacare le fanciulle romettesi non destinate
dalle famiglie a prendere marito . Tuttavia, probabilmente, chi gover-
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nava la cittadina, oltre che agli edifici in cui erano state ospiti le mo-
nache di Altavalle e alla possibilità di dare una “sistemazione” alle fi-
glie “inutilizzabili” per alleanze matrimoniali , guardava con eguale
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interesse alla rendita annua e al bosco, più tardi denominato feudo di
San Leo.
L’ipotesi si basa su una serie di documenti, in parte editi e in parte
reperiti sul mercato antiquario , alcuni dei quali, forse, appartenenti
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all’archivio gentilizio Brunaccini, principi di San Teodoro, a cui, nel
gennaio del 1700, il monastero aveva concesso in enfiteusi il bosco o
feudo di San Leo .
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Come e quando l’estesa area boschiva pervenne al patrimonio di
Santa Maria di Basicò non è dato sapere. Tra i documenti editi tro-
viamo una lettera regia dell’aprile del 1402 con cui, a seguito dei re-
clami presentati dal monastero nei confronti del vice-secreto di

64 Sulle motivazioni che stavano dietro alle “monacazioni forzate”, v. supra, nt. 46.
65 Non bisogna dimenticare che a Rometta era sempre funzionante – e prima ancora
di quello di Basicò – il monastero di Santa Maria graecarum che, proprio in quel torno
di anni avrebbe abbandonato l’originaria regola “basiliana” in favore di quella benedet-
tina, mutando nome in Santa Maria Annunziata (v. supra, nt. 33).
66 Si tratta di un volume di scritture cartaceo, in folio, rilegato in tutta pergamena
sul cui piatto anteriore è scritto, ad inchiostro blu e di mano ottocentesca: «Fondo in
Rometta, nel 1748 dimesso, e perciò non più nel patrimonio». Da esso i venditori, pur-
troppo, hanno staccato diversi fascicoli e messo in vendita singolarmente su un sito di
aste on-line, prima di cedere a chi scrive ciò che rimaneva di esso. Alcuni di questi
fascicoli sono adesso in possesso del sig. Vincenzo Leone Giordano di Rometta a cui
esprimo la mia gratitudine per avermene fornito copia fotografica.
67 Il 2 gennaio 1700, ind. VIII, suor Deodata Maria Barna e Minutoli, badessa di
Santa Maria di Basicò, unitamente al convento, ottenuta l’autorizzazione della Sede
Apostolica, concesse in enfiteusi a don Giacomo Brunaccini «totum et integrum ac in-
diminutum supradictum pheudum dicti venerabili monasterii nuncupatum di Rometta
seu di S. Leo consistens ipsum pheudum in nemore cum suis foveis ad infossandum
nivem, terris scapulis, baglia, doghana, carceribus, censibus perpetuis, debiti per di-
versas personas et alia spettantia et pertinentia ad dictum pheudum (preter et excepto
titulo baronis, qui remaneat pro dicto monasterio) situm et positum in territorio Terre
Romette et confinans cum dicto territorio Terrre Romette, cum territorio Terre Sapona-
rie, territorio Terre Montis forti set aliis confinibus, in quo nemore et pheudo habent ius
pascendi et lignandi habitatores dicte Civitati Romette etc. cum iuribus, proprietatibus
et pertinentiis suis omnibus universis, eiusque terris cultis et incultis, nemoribus, ar-
boribus domesticis et silvestribus, aquis aquaram diversibus, fructibus, proventibus,
emolumentis, commodis, forestariis, baglia, iurisdictionibus, franchitiis, immunitati-
bus, privilegiis, prerogativiis et facultatibus, nec non cum omnibus illis iuribus censua-
libus perpetuis debitis et debendis per quascumque persona cum dicto pheudo aggre-
gatis, una etiam cum iuribus quinquagesime et laudemie ad dicto monasterio spettan-
tibus, nec non cum domo vetere seu casaleno vocato l’Abbatia vecchia existens in dicta
Civitate Romette aliisque omnibus iuribus ad dictum pheudum debite spettantibus et
pertinentibus tam de usu et consuetudine, quam aliter…» (Messina, Collezione privata,
Volume di scritture, cc. 309r-322v).

Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)