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Da Altavalle alla Capperrina. Il monastero regio di Santa Maria di Basicò   693


                    mostra di sé e di un adiacente convento del quale, invece, non vi è più
                    traccia. Ignota è la sorte di tali costruzioni dopo il trasferimento delle
                    religiose e fino a tutto il Quattrocento: sappiamo però che, nel secondo
                    decennio del sec. XVI, l’universitas romettese mostrò un certo inte-
                    resse per questi immobili.
                       Nel 1514, infatti, in occasione del parlamento tenutosi a Palermo ,
                                                                                      62
                    il nobile Inguiterra Zuccarato, come sindaco e ambasciatore del centro
                    demaniale, tra i capitoli presentati al viceré, chiese che, «essendo or-
                    mai da tempo disabitato il monastero di Santa Maria di Basico fundatu
                    in  uno  loco  de  la  dicta  terra  de  Ramecta  a  la  porta  de  li  mura»  ed
                    essendo «tucto aruynato», fosse utilizzata una rendite di 40 onze an-
                    nue, derivante da «un certo bosco che teni dicto monasterio… per po-
                    tersi rehedificari», e fece istanza di «providiri di mandari abbatissa et
                    monache a lo dicto monasterio… perché stando in quillo abbatissa et
                    monache saria commodo a li habitaturi di la dicta terra fari loro figle
                    religiusi in lo dicto monasterio» .
                                                   63
                       Le ragioni esposte dall’oratore sembrerebbero di ordine socio-reli-
                    gioso, ossia riaprire il vecchio istituto – utilizzando la rendita fornita



                    ultimo il volume miscellaneo: Rometta e la Chiesa Bizantina di S. Maria dei Cerei, Atti
                    del Convegno di Studi, Rometta (ME), 23 maggio 2011, Cosmografica, Roma, 2012 e F.
                    Imbesi, I misteri della chiesa di Santa Maria dei Cerei di Rometta, cit.
                       62  A. Mongitore, Parlamenti generali del Regno di Sicilia dall’anno 1446 fino al 1748…,
                    2 voll., Palermo: presso Pietro Bentivenga, 1749, I, pp. 146-149.
                       63  «Item supplica la dicta universitati perche in la tera de Ramecta fu fundato anti-
                    camente un certu monasterio di donni nominato sub vocabulo Sancte Marie de Basico
                    lu quali fu fundatu in uno loco de la dicta terra de Ramecta a la porta de li mura de la
                    dicta terra che // quasi fui per una fortiliza et in quillo habitavano multi donni et fu
                    dotato di certi renditi li quali si pagano per diversi persuni di la dicta terra di manera
                    che quando rendi un certo bosco che teni dicto monasterio li renditi superano plui di
                    unc. Xl per anno quali al presenti non chi si habitano monache di manera che lo dicto
                    monasterio di Ramecta per non haver havuto cui lu gubernari ne cui chi habitari si havi
                    tucto aruynato et tali fortlicza si veni ad perdiri et pertanto tanto per la commoditati di
                    li habitaturi di la dicta terra come ancora per non si ruynari dicta fortlicza si supplica
                    V. Ill. S. si digia voliri providiri et commandari che li renditi che teni dicto monasterio si
                    hagiano ad convertiri in lo reparo et concza di lo dicto monasterio et che la dicta R.da
                    Abbatissa <et monache> che è in lo dicta no. cita di Missina hagia ad providiri di man-
                    dari abbatissa et monache a lo dicto monasterio per putirsi rehedificari lo dictu mona-
                    sterio perché stando in quillo abbatissa et monache saria commodo a li habitaturi di la
                    dicta terra fari loro figle religiusi in lo dicto monasterio et ancora subveniriano ad ayutari
                    a quillo che fachissi bisogno per lo reparo de lo dicto monasterio et quando la dicta R.da
                    Abbatissa non providissi di mandari che li officiali de la dicta terra et jurati poczano
                    retiniri et inpachari li renditi di lo dicto monasterio per convertirisi a lo reparo di quillo»
                    (Asp, Conservatoria di Registro, Mercedes, vol. 103, cc. 67r-71v). Nel documento, i locali
                    del monastero sono indicati con il termine «fortilicza». Poiché essi si trovavano a ridosso
                    delle mura e adiacenti alla c.d. “porta di terra”, possiamo azzardare l’ipotesi che quelle
                    utilizzate per ospitare le monache di Altavalle fossero vecchie strutture di difesa della
                    cittadina, “urbs munitissima”, anche tenuto conto del fatto che il Buonfiglio, agli inizi
                    del ’600, parlava di «castelletto di Rometta» (v. supra, nt. 21).


                                              Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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