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Da Altavalle alla Capperrina. Il monastero regio di Santa Maria di Basicò   695


                    Rometta, si ordinava un’inchiesta per verificare se le usurpazioni la-
                    mentate fossero davvero fondate . Il documento si rivela particolar-
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                    mente importante perché, integrato con una sentenza del 1423, per-
                    venutaci in transunto , ci informa del patrimonio del monastero in
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                    una realtà economico-sociale, come quella di Rometta, imperniata su
                    attività agro-pastorali. Gli introiti derivavano dalla baglia del territorio,
                    con tutti i redditi e i proventi ad essa legati; dalla percezione degli iura
                    censualia; dal bosco e da alcuni fondi rustici. Si trattava di beni e di-
                    ritti il cui possesso il vice-secreto , locale rappresentante del fisco re-
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                    gio, forse su sollecitazione dei gruppi a capo dell’universitas, conte-
                    stava al monastero, citandolo innanzi al luogotenente del maestro se-
                    creto del regno. Ma i tentativi di mettere le mani su queste importanti
                    risorse risultarono vani, poiché fu stabilito che le monache «manute-
                    neatur et non molestetur ipsa possessione».
                       In una società eminentemente agricola, come era quella degli ultimi
                    secoli  dell’età  di  mezzo,  e  in  un  centro  siciliano  come  Rometta ,  il
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                    complesso di beni e diritti elencati nella sentenza del 1423 rivestiva
                    un valore notevole. Nello specifico, essi consistevano in:
                       a) baglia (o baiulatio). Potere di regolare, sotto la dipendenza del
                    secreto, l’amministrazione della giustizia e, in particolare, di fare os-
                    servare i regolamenti di polizia rurale sui pascoli abusivi, sui danneg-
                    giamenti degli animali, sulle delimitazioni delle terre coltivate, sulla
                    rottura dei confini, sul dissodamento di nuove terre, sulle acque pub-
                    bliche etc. . Nelle terre feudali tali poteri erano esercitati direttamente
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                    dal signore, mentre in quelle demaniali, come nel caso di Rometta, non
                    di rado essi erano attribuiti con privilegio a un ente ecclesiastico . Il
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                    nostro monastero già nel ’400 dava in gabella tale ufficio mettendolo
                    all’asta per una somma di denaro che, alla fine del secolo, a seconda
                    delle annate, oscillava tra le 26 e le 30 onze.


                       68  F. Terrizzi, Santa Eustochia Smeralda, cit., p. 36 n. 14.
                       69  V. infra, doc. IV.
                       70  Ufficiale che, in nome del sovrano, esercitava localmente poteri in materia finan-
                    ziaria e fiscale (da ultimo, v. E. Mazzarese Fardella, Aspetti dell’organizzazione ammini-
                    strativa dello stato normanno e svevo, Giuffrè, Milano, 1966, pp. 23-69; A. Baviera Al-
                    banese, Diritto pubblico e istituzioni amministrative in Sicilia. Le fonti, Il centro di ricerca,
                    Roma, 1974).
                       71  Sulla realtà socio-economico del territorio romettese, rinviamo a E. Vermiglio, Tra
                    città e contado: Rametta e il suo territorio, cit.
                       72  Su uffici e ufficiali siciliani, con particolare riguardo ai baiuli e ai bagli, v. L. Ge-
                    nuardi, Il Comune nel Medio Evo in Sicilia. Contributo alla storia del diritto amministrativo,
                    Società Orazio Fiorenza, Palermo, 1921, pp. 177-181.
                       73  Ad esempio, nei casali di Larderia e di Zafferia, nel “costretto” di Messina, siti
                    pochi chilometri a sud del centro urbano, proprio nell’opposto versante (quello ionico)
                    dei Peloritani rispetto a Rometta, la baiulatio era stata attribuita dai sovrani all’arcive-
                    scovo, che la esercitò ininterrottamente dalla tarda età normanna e fino al termine del
                    feudalesimo in Sicilia (Asp, Conservatoria di Registro, Regie visite, vol. 1308 c. 47v).


                                              Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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