Page 178 - 1 rivista 53
P. 178
692 Giovan Giuseppe Mellusi
5. L’eredità romettese
Resta da chiedersi cosa rimase del periodo trascorso a Rometta
dalle clarisse. La storiografia erudita sei-settecentesca poco o nulla ci
ha tramandato, mentre, in una recente pubblicazione, a proposito del
ius lignandi e del ius pascendi concesso nel 1323 dal sovrano agli abi-
tanti della cittadina peloritana , si legge:
57
Anche tra gli anziani pastori romettesi, si racconta che nei terreni, inca-
merati negli anni intorno al 1950 dal Demanio Forestale della Regione Sicilia,
loro potevano portare liberamente a pascolare i propri armenti e che tale di-
ritto era stato concesso ai propri antenati dalla Badessa Margherita 58 del Mo-
nastero di Basicò a cui appartenevano quei terreni. In realtà, dalla Relazione
sulla Questione Demaniale di Rometta […], conosciamo che sulle colline esi-
steva una vasta area di territorio, compreso tra i territori di Monforte e Sapo-
nara, chiamato feudo “Sancti Lei”, venduto al Comune (Universitas) di Ro-
metta il 2 giugno 1748 dal Monastero messinese di S. Maria di Basicò, allora
legittimo proprietario. Su questo feudo gravavano, sin dal 1562, gli usi civici
di pascolare e legnare a favore dei cittadini romettesi 59 .
Poiché si tratta di un semplice racconto, è necessario trovare ri-
scontri bibliografici e documentali, per fare luce su una questione di
non poco conto. Certamente, al monastero non rimase soltanto il pa-
tronato sulla chiesa (oggi detta di Gesù e Maria) , ma anche la pro-
60
prietà di essa e dei locali annessi, ove l’originaria comunità di Altavalle
aveva trovato sistemazione, quasi certamente per volere del sovrano.
Si trattava dell’edificio di epoca bizantina che ancor oggi fa bella
61
57 «Item quod predicti fideles nostri possint immittere seu immitti facere eorum ani-
malia in terris et nemoribus curie nostre positis in districtu terre predicte pro sumendis
inibi pascuis ac in nemoribus ipsis incidere vel incidi facere ligna mortua ad opus libere
et sine alicuius prestacione iuris seu dirictus nostram curiam proinde contingentis» [in
P. Gazzara, Consuetudini e privilegi della terra demaniale di Rometta nel Diploma del
1323 di re Federico III, in F. Imbesi, L. Santagati (a cura di), Sicilia millenaria. Dalla
microstoria alla dimensione mediterranea, Atti del II convegno internazionale, Castello
di S. Lucia del Mela (ME), 13-16 Ottobre 2016, «Archivio Nisseno», XI, n. 21, Luglio-
Dicembre 2017, pp. 233-246: 245].
58 Nella documentazione superstite non vi è traccia alcuna di una badessa di Basicò
con tale nome. Sappiamo, invece, che, dopo Grazia da Calatagirono e fino alla seconda
metà del ’500, alla guida del monastero si avvicendarono Leonarda (1387), Caterina de
Falcone (1395-1418), Chiara de Falcone (1420), Fiore de Milloso (1435-82), Sicilia Cam-
polo (1486), Scolastica de Perapertusa (1488-1521), Lucrezia Campo (1543-50) e Eleo-
nora Ansalone (1558-86). Le date tra parentesi si riferiscono agli anni in cui esse risul-
tano attestate.
59 Così P. Gazzara, Archivio Storico Romettese. Raccolta di scritti e documenti vari
sulla Storia di Rometta. Un esempio di Storia Locale, vol. I, UNI Service, Trento, 2006,
pp. 80-81.
60 V. supra, nt. 24.
61 Sullo storico edificio, e in particolare sulla sua struttura architettonica, v. da
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)