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L’opera storiografica di Romualdo Giuffrida 743
prossimità delle tornate elettorali. L’inasprirsi del conflitto spinse il
governo Crispi ad azzerare la situazione e a sostituire Notarbartolo con
l’ex deputato piemontese Luigi Nervo. Siamo nel febbraio 1890: Notar-
bartolo sarà assassinato tre anni dopo sul treno che da Termini Ime-
rese avrebbe dovuto portarlo a Palermo.
Con l’anno accademico 1973-74, Romualdo Giuffrida assunse l’in-
carico per l’insegnamento di Storia Moderna alla facoltà di Magistero
di Palermo, che avrebbe lasciato due anni dopo per assumere lo stesso
insegnamento presso la facoltà di Lettere e Filosofia della stessa Uni-
versità, dove rimarrà sino al suo pensionamento nel novembre 1989
come docente di Storia economica, la materia per la quale aveva con-
seguito la libera docenza.
Nel corso degli anni Settanta l’attività scientifica di Giuffrida conti-
nuò in modo intensissimo con risultati di notevole rilievo. L’uscita del
secondo volume sul Banco di Sicilia fu accompagnata da due altri vo-
lumi, e cioè una raccolta di saggi precedenti con il titolo di Aspetti
dell’economia siciliana dell’Ottocento, grazie alla quale temi sino ad al-
lora rimasti nell’ambito degli specialisti erano posti a disposizione di
un pubblico più vasto, che dimostrò di apprezzare alquanto l’opera-
zione e che valse a far conoscere l’autore al di fuori dell’ambito stret-
tamente accademico. L’altro volume, La politica monetaria dei Borboni
in Sicilia (1795-1860), ricostruisce – sia pure in assenza delle carte
della Zecca, il cui archivio è andato disperso – la politica adottata dal
governo borbonico per dare soluzione ai problemi che travagliarono il
corso della moneta siciliana dalla fine del Settecento all’unificazione
italiana, che può considerarsi un lungo ininterrotto periodo di crisi
monetaria. Le soluzioni non riuscirono a risolvere i problemi, cosicché
la crisi monetaria si assommava – come dice Giuffrida – agli «altri
aspetti della crisi che nel decennio preunitario colpì l’economia sici-
liana e che, senza dubbio, costituì il fertile terreno su cui prese corpo
la rivoluzione che inserì l’isola nel movimento unitario».
Dopo avere trattato alla fine degli anni Sessanta il caso di Vincenzo
Florio governatore negoziante del Banco Regio e i forti dissidi con il pre-
sidente del banco Pietro Rossi, Giuffrida nel 1975 – servendosi, come
sempre, di documenti archivistici di prima mano – ritornò a occuparsi del
Florio e nel saggio Un capitano d’industria dell’Ottocento: Vincenzo Florio
(1799-1868), apparso su «Economia e credito», che considero un modello
di ricostruzione biografica di un personaggio, ne ricostruì le molteplici
attività (enologia, pesca del tonno, industria zolfifera, armatoria, ecc.) da
lui avviate. Il contributo nel 1985 è stato rifuso con altri nel saggio La
grande crescita (1829-1873), che fa parte del volume L’età dei Florio, in
collaborazione con Rosario Lentini e pubblicato da Sellerio.
Dello stesso 1975 è un saggio breve ma denso su La politica finan-
ziaria spagnola in Sicilia da Filippo II a Filippo IV, apparso su «Econo-
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)