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744 Orazio Cancila
mia e credito» e più tardi ristampato sulla prestigiosa «Rivista Storica
Italiana». Questo, mi pare, è l’unico contributo che Giuffrida ha voluto
pagare all’età moderna e c’è da rammaricarsi che egli non abbia voluto
percorrere ulteriormente questa strada, a giudicare dall’importanza
del lavoro. Lo ha compreso molto bene Ninni, che, quando, alla fine
degli anni Novanta, ha deciso di indirizzare i suoi interessi scientifici
verso l’età moderna, ha cominciato proprio da dove il padre Romualdo
aveva lasciato e ci ha regalato il bellissimo libro su La finanza pubblica
nella Sicilia del ‘500, che resta per me tra i lavori più originali apparsi
nell’ultimo decennio in Sicilia.
La strada, ripeto, era stata aperta da Romualdo, che grazie a una
fonte archivistica sino ad allora inesplorata, i registri del Luogotenente
del Protonotaro, è riuscito a ricostruire nelle grandi linee la prove-
nienza delle ingenti somme di denaro rastrellate in Sicilia dal governo
spagnolo tra il 1556 e il 1665, per trasferirle sulle piazza commerciali
di Genova e di Milano e finanziare così le attività belliche in cui la
Spagna era impegnata, e in particolare la lunga guerra dei Trent’anni.
Si trattava in massima parte di anticipazioni a breve termine, effet-
tuate soprattutto da mercanti-banchieri genovesi, ma anche toscani e
lombardi, sull’importo di tande annuali del donativo che il regno di
Sicilia versava alla Spagna, ma anche di acquisti anticipati da parte
degli stessi mercanti di tratte ossia di diritti di esportazione di cereali.
La ricerca affannosa di capitali da parte della Spagna era motivata
dalle ingenti spese belliche da affrontare, ma il regno di Sicilia era
esausto per le spese approntate negli anni precedenti per la difesa
dello stesso regno contro i Turchi. Non c’era perciò altra strada che il
ricorso ai prestiti e alle anticipazioni da parte dei mercanti stranieri
presenti nell’isola, con interessi elevatissimi che finivano col gravare
pesantemente sull’erario siciliano. Più tardi, nel Seicento, si ricorrerà
anche alla vendita degli uffici pubblici e persino delle città, che veni-
vano concesse in feudo agli acquirenti. Per concludere, le rimesse dalla
Sicilia si spendevano in buona parte nell’acquisto di armi in Lombar-
dia, la regione che più delle altre si è avvantaggiata della situazione.
Come ho già detto, Romualdo non sarebbe più ritornato sull’argo-
mento, quasi per volere lasciare campo libero al giovane Ninni, che
però allora si occupava con un certo successo di storia medievale. E
tuttavia l’indagine sulla politica finanziaria spagnola in Sicilia fece
emergere il ruolo dei capitalisti stranieri nelle vicende dell’isola, cosic-
ché quando l’anno appresso 1976 egli riprese a occuparsi del sistema
stradale con il saggio Il problema delle strade di Sicilia e il capitale stra-
niero nel primo ottocento, più che sulle strade egli si soffermò sulla
partecipazione del capitale straniero: un tema che approfondirà negli
anni successivi con un apposito saggio apparso poco dopo nel IX vo-
lume della Storia della Sicilia diretta da Rosario Romeo.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)