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                realtà fenomenica, entrambi convinti che lo sciismo contemplasse
                la storicizzazione del messaggio religioso e il conseguente adatta-
                mento dei principi ideali alla prassi . Khomeyni e Shariati furono
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                dunque  esponenti  del  pensiero  politico  radicale  e  rivoluzionario
                islamico,  che  forte  influenza  ebbe  negli  anni  Settanta  nel  mondo
                sciita (ma anche in quello sunnita, grazie alla riflessione dell'egi-
                ziano Sayyid Qutb), e possono essere considerati esponenti di una
                sorta di Teologia della liberazione, parallela a quella che era nata
                nel continente latinoamericano, e che propugnava l’emancipazione
                degli individui e dei popoli dalla schiavitù economica, culturale e
                politica del neocolonialismo .
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                   Ispirati dal pensiero di Shariati, nel 1965, tre studenti dell’Univer-
                sità di Teheran –  Mohammad Hanifnejad, Saied Mohsen e Ali-Asghar
                Badizadegan  –  precedentemente  membri  del  Tudeh,  fondarono  il
                gruppo dei Mujaheddin-e khalq (Mujaheddin del popolo) con l’ambi-
                zione  di  trovare  punti  di  contatto  tra  marxismo  e  cultura  islamica:
                controllati dal Savak, che aveva infiltrato nel gruppo agenti, molti degli
                aderenti vennero incarcerati, alcuni fucilati, mentre altri furono co-
                stretti a fuggire all’estero . Del 1971 fu la fondazione del gruppo Fe-
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                dayyin-e Khalq (Fedayyin del popolo, da non confondere con l’organiz-
                zazione religiosa Fadayan-e-Islam) composto anch’esso da fuorusciti
                dal Partito comunista iraniano, che prospettava la necessità della co-
                stituzione in Iran di una repubblica laica e progressista. I Fedayyin
                decisero di costituire sui monti del Milan la loro base operativa da cui
                scatenare la lotta armata al regime .
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                Gli studenti iraniani in Italia

                   La  maggior  parte  degli  studenti  iraniani  che  si  recava  all’estero
                aveva come luogo di approdo gli Stati Uniti, dove nell'anno accademico
                1961-62 gli iscritti persiani agli atenei erano 5.781, e sarebbero diven-
                tati 28.500 nel 1978-79. L’aumento era dovuto all’incremento demo-
                grafico del secondo dopoguerra e a un maggior benessere del Paese,


                   39  B.S. Amoretti, L’Iran tra reazione e rinnovamento, «Politica internazionale», n. 12,
                1978, pp. 9-11.
                   40  M. Campanini, Oltre la democrazia. Temi e problemi del pensiero politico islamico,
                Mimesis, Milano, 2014, pp. 42-47.
                   41  N. R. Keddie An Islamic Response to Imperialism, Univerisity of California Press,
                Berkeley, 1968.
                   42  H., Dilip, "Fedai Khalq", in A Comprehensive Dictionary of the Middle East, Interlink
                Books ,Northampton MA, 2013 pp. 483–9. Anche P. Vahabzadeh, A Guerrilla Odyssey:
                Modernization, Secularism, Democracy, and the Fadai Period of National Liberation in Iran
                (1971-1979), Syracuse University Press, Syracuse, N.Y., 2010.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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