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                authoritarian states»: costoro si mobilitarono contro il militarismo in
                Vietnam, per la fine del colonialismo nei paesi del Terzo mondo e a
                favore della causa palestinese, diventando di fatto parte della «global
                New Left» .
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                Gli intellettuali iraniani tra terzomondismo, marxismo e sciismo

                   La prospettiva marxista e terzomondista coinvolse molti intellet-
                tuali iraniani, tra cui Bahman Nirumand il quale, membro del Tudeh,
                si era laureato in filosofia in Germania e nei primi anni Sessanta era
                tornato in Iran, dove diventò docente all’Università di Teheran. Tra i
                fondatori – con Mehdi Khanbaba Tehrani e Majid Zarbakhsh – del
                gruppo  marxista-leninista  Goruhe  Kadreh (Kader  Group),  un’orga-
                nizzazione guerrigliera strutturata in cellule nelle aree urbane, nel
                1965 fu costretto a tornare a Berlino temendo un imminente arresto.
                Nel  1967  Nirumand  pubblicò  il  libro  Persien:  Modell  eines  Entwic-
                klungslandes oder Die Diktatur der Freien Welt, che offriva una inter-
                pretazione marxista dei rapporti tra Iran e mondo occidentale , e il
                                                                              31
                volume  «found  an  immediate  ready  sale,  expecially  in  students
                circles» .
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                   Membro del Tudeh era anche Jalal Al-e Ahmad (che morì nel 1969),
                raffinato intellettuale e conoscitore delle teorie di Franz Fanon e del
                dibattito teorico marxista. Autore nel 1962 di Occidentosis: A Plague
                From the West, attento ai problemi sociali ed economici del suo Paese,
                mosse dure critiche nei confronti dei valori politici e della tecnologia
                occidentale . Altro uomo di cultura impegnato in ambito politico e con
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                largo seguito soprattutto tra gli studenti fu ‘Ali Shariati che, a diffe-
                renza di Al-e Ahmad, che prospettava una società laica, riteneva che
                per  superare  l'imperialismo  occidentale  fosse  necessario  un  ritorno
                all'islam e l’individuazione di punti di compromesso tra sciismo e mar-
                xismo: sua fu la traduzione in persiano del libro di Che Guevara La




                   30  M. Shannon, Losing Hearts and Minds, cit. pp. 71-72.
                   31   B.  Nirumand,  Persien:  Modell  eines  Entwicklungslandes  oder  Die  Diktatur  der
                Freien Welt, Rowolt, Hamburg, 1967; tradotto in inglese Iran, The New Imperialism in
                Action, Montly Review Press, New York-London, 1969; e in italiano La Persia, modello di
                un Paese in via di sviluppo, Feltrinelli, Milano, 1968. Cfr. Q. Slobodian, Foreign front:
                Third World politics in sixties West German, Duke University Press, Durham, 2012, pp.
                34-39.
                   32  M. Shannon, Losing Hearts and Minds, cit., p. 83.
                   33  B. Avishai and J. Al-e Ahmad, Among the Believers: What Jalal Al-e Ahmad Thought Iranian
                Islamism Could Learn From Zionism, «Foreign Affairs», 93 (2014), 2, pp. 115-124.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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