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                rappresenta anche il punto di partenza per il secondo saggio, dedicato
                all’arrivo di alcuni gruppi di ebrei mediorientali, soprattutto egiziani,
                nell’Italia del secondo dopoguerra. Tale movimento rappresentò una
                fase specifica all’interno di una dinamica di più lungo periodo svilup-
                patasi durante il corso nel Novecento, che prese avvio a inizio secolo,
                con l’arrivo in Italia dei primi ebrei levantini dai Balcani e dalle coste
                anatoliche, e proseguì con maggiore o minore intensità fino alla metà
                degli anni Ottanta, quando ebbe termine l’esodo degli ebrei iraniani e
                l’insediamento di alcuni di essi nella Penisola. Il decennio 1948-1957,
                su cui si concentra il saggio di Paolo Zanini, rappresenta, però, la fase
                culminante  di  tale  complessa  dinamica:  fu  in  quel  breve  torno  di
                tempo, infatti, che di fronte alle prime due guerre arabo-israeliane e al
                definitivo venir meno delle condizioni di “coabitazione” nei Paesi me-
                diorientali,  la  partenza  delle  popolazioni  ebraiche  subì  un’accelera-
                zione impetuosa, determinando una drastica contrazione delle comu-
                nità presenti da secoli nel mondo arabo. Ciò fu particolarmente evi-
                dente nel caso dell’Egitto, ossia nel Paese che più di tutti aveva visto
                tra Otto e Novecento lo sviluppo di una significativa presenza ebraica,
                profondamente radicata nella vita economica, sociale e, talvolta, anche
                politica del Paese. Il ruolo del governo italiano, quello della comunità
                ebraica del nostro Paese, così come le reazioni della più generale opi-
                nione pubblica di fronte all’arrivo in Italia dei profughi ebrei egiziani
                sono ricostruiti con attenzione sia per la concreta azione di assistenza
                e accoglienza, sia, soprattutto, per le condizioni politiche che la resero
                possibile  e  per  le  significative  conseguenze  sociali  e  demografiche
                sull’ebraismo italiano che tali dinamiche ebbero, interessando ancora
                una volta, come nel caso armeno, soprattutto la città di Milano.
                   La guerra del 1947-1949, che mise definitivamente in crisi il si-
                stema di convivenza del Medio Oriente, fu all’origine anche della dia-
                spora palestinese, una delle grandi questioni politiche ancor oggi irri-
                solte. Fu, infatti, a partire dal 1948 che un flusso imponente di profu-
                ghi iniziò a lasciare la terra dei propri avi, a seguito della costituzione
                dello Stato d’Israele, secondo un movimento rafforzatosi con la Guerra
                dei sei giorni del 1967 e proseguito a seguito del Settembre nero gior-
                dano del 1970 e dello scoppio della Guerra civile libanese nel 1975.
                Luca Falciola sottolinea come l’Italia, Paese ritenuto democratico e tol-
                lerante, ma soprattutto sensibile alle istanze dei popoli mediorientali,
                abbia rappresentato una delle mete predilette per l’emigrazione pale-
                stinese, già dai primi anni Cinquanta, secondo una dinamica forte-
                mente rafforzatasi dalla fine degli anni Sessanta. Più generazioni di
                giovani palestinesi nel nostro Paese hanno studiato, si sono integrati
                nelle comunità locali, hanno interagito con il mondo politico e dell’as-
                sociazionismo italiano e, soprattutto, anche da qui hanno continuato





                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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