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18 Giorgio Del Zanna
zione è rivelatrice della percezione che si aveva all’epoca della comu-
nità armena italiana, vista come una realtà dalle fragili radici nella
penisola, composta per lo più da persone presenti sul suolo nazionale
solo per un limitato periodo di tempo, prevalentemente per ragioni di
studio, o segnate intrinsecamente da una forte precarietà, come le
centinaia di orfani approdati in Italia, sopravvissuti al tremendo ge-
nocidio che aveva colpito gli armeni ottomani durante la prima
guerra mondiale.
Per quanto sommaria, tale descrizione coglieva, d’altro canto, i
tratti fondamentali che caratterizzavano la presenza armena in Italia
agli inizi del Novecento, evidenziando tre grandi “itinerari” che avevano
portato, nel corso degli ultimi due secoli e poi in anni più recenti, di-
versi armeni in Italia. Si tratta di percorsi legati ad aspetti culturali,
religiosi e “umanitari”. Innanzitutto il ruolo rilevante svolto dai Padri
Mechitaristi dell’isola di San Lazzaro a Venezia. I monaci armeno-cat-
tolici, costretti ad abbandonare il Peloponneso strappato dagli otto-
mani alla Serenissima nel XVIII secolo, approdarono in laguna dove
svolsero un’ampia attività culturale – dalla traduzione allo studio filo-
logico, dal recupero di testi alla stampa di importanti edizioni – che
rese Venezia il più rilevante centro culturale armeno in Europa, atti-
rando eruditi e studenti anche dall’Oriente . Venezia è stata il centro
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irradiatore del vasto movimento di rinnovamento culturale (in armeno
Veracnund ossia “Rinascita”) che ha interessato il mondo armeno, tra
Occidente e Oriente, nella seconda metà del XVIII secolo, diventando
un polo di riferimento e di attrazione per l’articolata diaspora armena
che stava strutturando un’ampia rete di relazioni commerciali e cul-
turali lungo le rotte mediterranee sempre più intensamente frequen-
tate con lo sviluppo della navigazione a vapore. Lungo il XIX secolo, il
“commonwealth” armeno nel Mediterraneo si configurò come un in-
treccio di reti commerciali e familiari capaci di creare uno specifico
milieu culturale attraverso cui circolavano informazioni, idee, cono-
2 Già nel 1512 l’armeno Hagop Meghapart aveva aperto la prima stamperia a Vene-
zia. Tra il ‘500 e l’800 nella città furono attive diciannove tipografie che stamparono più
di 250 titoli in lingua armena. Sugli armeni a Venezia si veda B.L. Zekiyan, L’Armenia e
gli armeni. Polis lacerata e patria spirituale: la sfida di una sopravvivenza, Guerini, Mi-
lano, 2000, pp. 103-128. Su Mechitar e il ruolo dei mechitaristi nella rinascita culturale
armena si veda G. Khosdegian, La Rinascita armena e il movimento di liberazione (secoli
XVII-XVIII), in G. Dédéyan (a cura di), Storia degli armeni, Guerini, Milano, 2002, pp.
335-338. Sulla nascita della stampa armena a Venezia si veda il catalogo della mostra
Armenia. Impronte di una civiltà, a cura di G. Uluhogian, B.L. Zekiyan, V. Karapetian,
Milano, Skira, 2011, organizzata a Venezia (Museo Correr, Museo Archeologico Nazio-
nale, Biblioteca Nazionale Marciana, 16 dicembre 2011 – 10 aprile 2012) in occasione
della ricorrenza del cinquecentenario.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)