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Recensioni e Schede                                              247


                    – soprattutto dopo la caduta di Oli-  tato  rispetto  all’apogeo  dell’impero,
                    vares nel 1642 – Filippo IV seppe ap-  che adesso doveva confrontarsi con
                    portare alla vita politica spagnola e   rivali  assai  più  strutturati  e  nuovi
                    imperiale.  In  particolare,  risalta  la   protagonisti in un contesto interna-
                    sua preoccupazione di evitare la con-  zionale sempre più complesso e mul-
                    centrazione di poteri «enormi, esclu-  tipolare. Le paci di Westfalia (1648),
                    sivi  e  squilibranti  per  la  macchina   dei  Pirenei  (1659)  e  di  Oliva  (1660)
                    politico-amministrativa» in un’unica   avevano modificato i rapporti tra le
                    persona  (p.  163),  riportando  il  go-  potenze e reso difficile se non impos-
                    verno  dell’impero  «al  primato  della   sibile  qualsiasi  egemonia  su  scala
                    sovranità  unica  e  indivisibile»  (p.   mondiale. Rimase però ancora piut-
                    164). La stessa scelta del nuovo va-  tosto  forte  la  supremazia  spagnola
                    lido,  Luis  de  Haro,  suo  coetaneo  e   sul  fronte  coloniale  e  la  decadenza
                    compagno di giochi, lo affrancò dalla   non fu, almeno ancora, «totale e de-
                    posizione di debolezza in cui si era   finitiva» (p. 150). La Monarchia riu-
                    precedentemente trovato, rafforzan-  scì comunque a dimostrare segni di
                    done  l’autorità  e  dimostrandone   vitalità sia sul piano militare sia a li-
                    l’autonomia.  Mutarono  insomma  in   vello del governo del territorio, pur in
                    questa  fase  i  confini  tra  titolarità   un   generale   ridimensionamento
                    della sovranità e delega del potere e   della sua potenza e posizione strate-
                    si delinearono nuovi equilibri in cui   gica nel contesto europeo. In questa
                    l’influenza  del  «ministro  principal»   direzione  Aurelio  Musi  ritiene  vada
                    non fu esercitata «over the king», ma   «escluso  dunque  che  il  concetto  di
                    in un quadro di mediazione tra po-  “decadenza” sia quello più adeguato
                    teri  e  non  più  di  concentrazione,   a definire la condizione del governo
                    come al tempo del valimiento di Oli-  spagnolo anche durante la seconda
                    vares. Ne furono significativi segnali   metà del Seicento» (p. 150). Piuttosto
                    la  ripresa  di  attività  di  Consigli  e   preferisce  parlare  di  “resistenza”  o
                    Giunte;  la  riconquistata  vivacità   meglio  ancora  di  “resilienza”  di
                    delle  periferie  e  dei  viceré,  soprat-  un’egemonia che si mantiene ancora
                    tutto italiani, capaci di guadagnarsi   fino al termine della guerra di suc-
                    spazi prima immaginabili nei blocchi   cessione spagnola. Allora veramente
                    di potere madrileni; la ritrovata dia-  iniziò per la Spagna una nuova sto-
                    lettica interna alla nobiltà rispetto al   ria, da sistema imperiale ormai a po-
                    predominio  di  una  fazione  domi-  tenza-nazione.
                    nante. Un ampliamento dunque pro-      La lettura di Aurelio Musi tende
                    prio dopo la fine del regime di Oliva-  complessivamente a liberare Filippo
                    res del pluralismo di poteri al quale   IV  da  quegli  stereotipi  che  a  lungo
                    però non corrispose un minore spa-  hanno  pesato  sulla  reale  compren-
                    zio di manovra per la Corona: Musi   sione della sua personalità e soprat-
                    evidenzia invece come «il centro della   tutto  del  suo  ruolo  politico,  anche
                    sfera» rimase Filippo IV, pur in una   sullo scenario internazionale. Felice
                    delle congiunture più difficili per la   appare perciò la metafora conclusiva
                    dinastia  asburgica  e  nonostante  le   dei tre specchi che hanno restituito
                    sue precarie condizioni di salute.    immagini deformate di Filippo IV an-
                       Sul piano della proiezione ester-  cora perduranti: il primo specchio è
                    na  certo  la  Spagna  non  era  più   Filippo  II,  creatore  della  potenza
                    quella di un tempo, ma anche il qua-  dell’impero  spagnolo,  modello  inso-
                    dro europeo era profondamente mu-   stenibile  con  cui  dovette  confron-




                                                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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