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Recensioni e Schede                                              249


                       Il libro entra nel merito dei pro-  sul  piano  commerciale:  solo  nel
                    blemi  specifici.  Per  motivi  ben  noti   1826 venne stabilito il libero traffico
                    che hanno a che fare con la storia si-  tra  tutti  i  porti  dell’ormai  unificato
                    ciliana,  l’editto  di  porto  franco  non   Regno delle Due Sicilie. Con la Re-
                    poteva  prevedere  l’accoglienza  di   staurazione, furono abolite le impo-
                    mercanti non cattolici: questa dispo-  ste per le merci in ingresso in città
                    sizione  distinse  fin  dalle  origini  il   attraverso  il  porto  franco,  e  furono
                    porto  di  Messina  da  quelli  che  per   concesse  cospicue  agevolazioni  per
                    primi,  nel  Mediterraneo,  avevano   quelle  oggetto  di  esportazione;  ma
                    adottato  la  politica  di  franchigia,  e   anche queste misure possono essere
                    che rappresentarono gli esempi più   ugualmente  rubricate,  al  pari  del-
                    riusciti di porto franco, cioè Genova   l’editto del 1784, come segno di un
                    e  Livorno.  Per  quanto  riguarda  il   interesse manifestatosi troppo tardi-
                    trattamento  delle  merci,  due  scelte   vamente.
                    penalizzavano  lo  scalo  (la  prima,   Non disponendo di molte fonti se-
                    seppur indicata, rischia di sfuggire a   riali (a causa della dispersione degli
                    un lettore poco esperto; la seconda è   archivi messinesi), la ricerca presen-
                    più evidente): quella di considerare,   tata in questo volume ha dovuto ba-
                    ai fini dello sdoganamento, i colli di   sarsi principalmente su documenta-
                    mercanzia a peso, e non a numero,   zione  di  natura  descrittiva,  conser-
                    come ad esempio a Livorno; e quella   vatasi  presso  depositi  archivistici  e
                    di non far rientrare nella franchigia   bibliotecari di Palermo o delle capi-
                    le  sete  calabresi  e  siciliane,  che   tali delle varie dinastie che si susse-
                    avrebbero potuto maggiormente atti-  guirono  sul  trono  di  Sicilia  (molto
                    rare  mercanti  e  legni  forestieri  in   ricca,  e  sapientemente  utilizzata,  è
                    cerca di carichi di ritorno. Non è un   quella  dell’Archivio  di  Stato  di  To-
                    caso  se  al  momento  dell’insedia-  rino). Ciò naturalmente ha avuto un
                    mento  di  Carlo  di  Borbone  il  porto   peso  sulla  determinazione  della
                    franco  di  Messina  fosse  valutato   chiave di lettura del libro, che non si
                    come «insoddisfacente» quanto a ca-  presenta tanto come una storia del
                    pacità attrattiva nei confronti di case   porto e del suo movimento commer-
                    di negozio ebraiche e straniere. Do-  ciale  quanto  come  una  riflessione
                    podiché, il secolo XVIII avrebbe por-  profonda  sull’identità,  o  forse  della
                    tato un paio di gravi sventure e una   mancata  identità,  che  assunse  lo
                    troppo  tardiva  attenzione  per  la  ri-  scalo  nel  contesto  mediterraneo
                    forma della regolamentazione doga-  dell’età moderna. Messina era stata
                    nale: la peste del 1743 spense l’ini-  in  passato  un  ponte  tra  Levante  e
                    ziale  entusiasmo  borbonico,  che  si   Ponente,  ma  da  quando  i  “nordici”
                    era  concretizzato  sotto  forma  di  al-  si erano assicurati una fetta consi-
                    cune  consulte  alla  fine  degli  anni   stente  del  commercio  levantino
                    Trenta; e solo dopo il terribile terre-  Smirne  da  una  parte  e  Livorno
                    moto del 1783 si arrivò ad aprire le   dall’altra  avevano  tagliato  fuori  lo
                    porte agli operatori di altre religioni   stato peloritano dai collegamenti tra
                    e  a  far  decadere  le  discriminazioni   Mediterraneo orientale e occidentale.
                    sulle sete. A rallentare Messina con-  Di contro, attirando investitori e ca-
                    tribuì  anche  un’apparente  miopia   pitali sulla piazza, si poteva sperare
                    dei  Borbone,  che  governarono  al   di  rilanciare  l’economia  locale  e  di
                    tempo stesso il Regno di Napoli e il   fare di Messina un hub delle produ-
                    Regno  di  Sicilia  senza  armonizzarli   zioni  del  territorio  (efficace  defini-




                                                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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