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                siguiente en la yglesia del señor san Lorenço extra muros». Nei giorni
                successivi alla morte invece «se digan en el altar privilegiado y en los
                demas altares de dicha yglesia de Santiago diez missas rezadas y que
                por todos los ocho dias siguientes se diga una missa rezada por mi
                anima en dicho altar privilegiado de Santo Eliphonso» . Anche questa
                                                                    34
                sezione, di particolare interesse, riflette le inquietudini religiose e le
                preoccupazioni per la salvezza della propria anima, che si esprimono
                nella celebrazione di numerose messe non solo nel proprio luogo di
                sepoltura, ma anche in altre chiese e cappelle della città.
                   I testamenti contengono poi una parte consistente relativa ai lasciti
                e alle donazioni effettuate, o ai numerosi affari che il testatore portava
                avanti durante la sua vita. Sono proprio questi i fili che ci permettono
                di  ricostruire  i  contatti  e  la  fitta  rete  di  rapporti  intessuti  dal  De
                Ponte . Nel testamento, questi dichiara che «por quanto he tratado
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                con diversas personas en Roma podria ser que algunos hubiessen de
                haver algo de mi assi de salario como scripturas» ed è sua volontà che
                «mostrandolo a mis testamentarios se les pague y que no se les de-
                tenga los que hubieren de haver» . Sin dalle prime battute è evidente
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                dunque il raggio d’azione abbastanza ampio dei suoi affari a Roma,
                che coinvolgeva diverse persone. Afferma ad esempio che da don An-
                tonio Pimentel, «della santa yglesia de Sevilla», deve avere tremila e
                trecento  reali,  e  vuole  che  questi  vengano  dati  a  Antonio  Vázquez
                Vuelta a Madrid, o a Siviglia a Francisco Alonso de Malvenda, «respon-
                sal del dicho Antonio Vazquez Buelta» .
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                   Afferma inoltre che ha pagato nei giorni passati al doctor Aguinaga
                canonico di Oviedo una “letra de cambio” di Antonio Vázquez Vuelta
                di 2.472 scudi di oro. Questo denaro Alonso de Ponte lo consegnò a
                Timoteo Jiménes, depositario della Dataria «para que hiziesse signar
                una supplica licentia testandi del señor don Diego Aponte Quiñones».
                Questi fu vescovo di Oviedo dal 1585 al 1598, anno in cui fu nominato
                vescovo di Malaga. Dalle informazioni riportate nel testamento, sem-
                bra che Alonso de Ponte facesse da intermediario tra il vescovo Aponte
                e il depositario della Dataria per ottenere qualche beneficio. La Dataria
                era un importante ufficio della Curia romana che si occupava princi-
                palmente della concessione di benefici ecclesiastici, con cui «si rimu-
                nerano, e gratificano coloro, che sono benemeriti, e che hanno prestato
                servigi alla Sede apostolica, e ai romani Pontefici» . Non sappiamo, ad
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                   34  Asc, Archivio Urbano, Sez. I, vol. 455, c. 26r.
                   35  A. Rehberg, Le comunità “nazionali” e le loro chiese cit., p. 217.
                   36  Asc, Archivio Urbano, Sez. I, vol. 455, c. 26v.
                   37  Ivi, c. 26v.
                   38  G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, vol. XIX, Tipografia Emi-
                liana, Venezia, 1843, p. 109. Si veda anche P. Prodi, Il sovrano pontefice. Un corpo e due
                anime: la monarchia papale nella prima età moderna, Il Mulino, Bologna, 2013.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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