Page 127 - 1
P. 127
Alonso De Ponte, agente e procuratore spagnolo a Roma alla fine del sec. XVI 395
esempio, a quale tipo di grazia o beneficio i documenti si riferissero, e
quale fosse il ruolo specifico di Alonso de Ponte nella risoluzione di
questo affare per conto del vescovo di Oviedo.
Per quanto riguarda invece «las cosas de negocios y expeditiones y
dineros» il testatore si rimette ai suoi libri di conti. Su questo aspetto,
39
relativo proprio alla sua intensa attività di procuratore a Roma e alla
sua fitta rete di affari, si avrà modo di tornare nel corso delle pagine
seguenti. Attraverso il fratello Pedro de Ponte, istituisce per la moglie
Mariana López de Castro una dote di «dos mil ducados de España», e
vuole che questa dote le sia «segura y cierta» . Dà inoltre ad Alberto
40
Martínez de Mata facoltà di riscuotere da Bartolomeo Ricci, canonico
di Orbetello, la somma di «cien escudos de moneda», ricevuti da lui in
contanti, e che «los haya como cosa propria suya» .
41
Alonso de Ponte dichiara inoltre di avere «diversas partidas de ce-
dulas de cambios que he remitido a España sobre el canonigo Martin
Rezio de la santa iglesia de Leon y a otras personas para que las
paguen alla a los responsables de Juan Henriquez de Herrera y Octa-
vio Costa» . Sono questi due nomi legati strettamente al mondo finan-
42
ziario e artistico sia romano che spagnolo tra la fine del Cinquecento
e gli inizi del Seicento, e che ritorneranno spesso anche nel suo inven-
tario di beni. Originari rispettivamente di Bezerrill, nella diocesi di Pa-
lencia, e di Albenga, nella Repubblica di Genova, nel febbraio 1579
fondarono a Roma un banco che ebbe grande fortuna, e che effettuò
numerose transazioni finanziarie soprattutto per conto di spagnoli. La
storica dell’arte Maria Cristina Terzaghi ha notato come i due, nono-
stante risiedessero ormai stabilmente a Roma da diversi anni, conti-
nuassero a mantenere stretti legami con le loro terre d’origine, che si
esprimevano anche attraverso l’iscrizione alle rispettive confraternite
nazionali . È interessante a questo proposito un documento del 1605,
43
conservato tra la documentazione notarile dell’Archivio di Stato di
Roma, in cui Juan Enríquez de Herrera, dopo essersi dichiarato
«español (que) siempre ha vivido en Italia» , afferma che
44
siempre en Roma tiene pratica de Españoles y de continuo va en la Iglesia de
Santyago de la naçion española, y asiste a las congregaçiones asi jenerales
como particulares de d.ha naçion, y tanto el como sus hijos estan escriptos
39 Asc, Archivio Urbano, Sez. I, vol. 455, c. 27r.
40 Ibidem.
41 Ibidem.
42 M.C. Terzaghi, Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni tra le ricevute del banco
Herrera & Costa, «L’ERMA» di Bretschneider, Roma, 2017.
43 Ivi, p. 51.
44 Ivi, p. 354. Il documento riportato in Appendice al volume si trova in Archivio di
Stato di Roma, Notai dell’Auditor Camerae, b. 5704, c. 384r.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)