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                me non tiene. Dal che ne inferisco, che assolutamente un rifiuto per
                parte di N. S. sarebbe per esso più sensibile, e del massimo disgu-
                sto» . Il futuro imperatore annette grande importanza alla buona riu-
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                scita  dell’operazione,  e  nei  mesi  successivi  avrà  cura  di  proibire  (o
                quantomeno scoraggiare) agli inviati francesi in Italia qualsiasi prov-
                vedimento in grado di guastare i rapporti con Roma . Si chiede che
                                                                    14
                sia il papa a recarsi a Parigi e non, come da tradizione, l’imperatore a
                recarsi a Roma, perché nelle condizioni attuali, con la guerra in corso
                e il nuovo regime politico da consolidare, il capo dello Stato non può
                allontanarsi dalla capitale.
                   Inizia così la prima fase delle trattative fra la S. Sede e il governo
                francese. Mentre da Parigi Caprara sostiene caldamente una risposta
                affermativa rapida e senza condizioni (le quali sarebbero interpretate
                come pretesti ), a Roma la notizia è accolta con freddezza e imbarazzo.
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                Sia un rifiuto che un’accettazione possono avere gravi conseguenze:
                nel primo caso si offenderebbe moltissimo Napoleone, nel secondo si
                provocherebbe  la  gelosia  delle  altre  Corti,  in  generale  maldisposte
                verso il capo di Stato francese .
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                   Pervenuta la comunicazione ufficiale dell’elevazione di Napoleone
                alla carica imperiale , Pio VII consulta il Sacro Collegio sulla richiesta
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                di  dirigersi  a  Parigi  per  consacrare  il  nuovo  sovrano .  La  difficoltà
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                   13  Dispaccio di Giovanni Battista Caprara a Ercole Consalvi, 10 maggio 1804,
                ivi, c. 10 v .
                   14  «Il est ridicule que l’administrateur général de Parme dérange toute l’administra-
                tion de ce pays. Faites-lui connaître que mon intention n’est pas qu’il se rétracte, mais
                qu’il emploie tous les adoucissements. Il est maladroit de chercher à nous susciter dans
                ce moment des tracasseries avec la cour de Rome. Ces objets d’ailleurs sont assez im-
                portants  pour  qu’il  ne  fasse  rien  sans  mon  ordre»,  lettera  di  Napoleone  a  Charles-
                Maurice de Talleyrand, Parigi, 1° luglio 1804, N. Bonaparte, Correspondance générale,
                15 voll., Fayard, Paris, 2002-2018, v. 4, p. 752. L’amministratore cui si riferisce Napo-
                leone è Médéric Moreau de Saint-Méry (1750-1819), amministratore di Parma per conto
                della Francia, il quale portava avanti nel ducato «une politique de réformes ambitieuses,
                notamment en faveur des Juifs», ibidem, n. 4.
                   15  Cfr. dispaccio di Giovanni Battista Caprara a Ercole Consalvi, 10 maggio 1804,
                Bav, Ross. 1172, cc. 10 r-v .
                   16  «Si vide» scrive incisivamente Consalvi nelle sue memorie «cosa poteva aspettarsi
                dal ferire un tal’uomo nel più vivo con una negativa e si vide l’impressione che, nella
                disposizione in cui erano gli animi di tutta l’Europa a di lui riguardo, doveva fare nei
                privati e nelle Corti l’affermativa», E. Consalvi, Memorie del cardinale Ercole Consalvi, a
                cura di M. Nasalli Rocca di Corneliano, Angelo Signorelli, Roma, 1950, p. 230. Il corsivo
                è nell’originale.
                   17  Cfr. nota di Ercole Consalvi a Joseph Fesch, Roma, 31 maggio 1804, I. Rinieri,
                Napoleone e Pio VII (1804-1813), Unione Tipografico-Editrice, Torino, 1906, p. 29. Si
                tratta della risposta alla nota inviata il 29 maggio da Fesch, in cui si annunciava la
                nomina a imperatore del Primo console Bonaparte da parte del Senato.
                   18  A. Theiner, Histoire des deux Concordats cit., v. 2, p. 70 afferma che, per questioni
                di tempo, sarebbero stati interrogati solo alcuni cardinali più eminenti, fra cui Di Pietro
                e Antonelli, mentre I. Rinieri, Napoleone e Pio VII cit., p. 30 scrive che furono consultati



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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