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Mercanti di ultima istanza? Ebrei e commercio del grano in Adriatico 471
e spesso surplus cerealicolo: Livorno, Trieste, Ferrara (per via fluviale),
Ancona . Inoltre, i loro contatti commerciali si trovavano in altri luo-
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ghi con analoghe caratteristiche.
Un terzo elemento, che ritroviamo con evidenza anche nella pe-
nisola italiana, è la capacità di muoversi tra mercati regionali e so-
vraregionali. Nel commercio granario questo era cruciale: la piccola
taglia era insufficiente, dato che le partite ridotte consumate local-
mente non richiedevano l’intermediazione di operatori particolar-
mente rilevanti e, soprattutto, non consentivano margini di guada-
gno rilevanti a fronte di importanti spese di trasporto e stoccaggio.
Molto più redditizio, invece, era il commercio su ampia scala, con
la possibilità di sfruttare il differenziale di prezzo dei cereali tra aree
con importanti surplus di raccolti e aree con gravi deficit di riforni-
menti. Per operare, però, su questa scala non era sufficiente essere
dotati di validi network mercantili, di disponibilità di capitali e di
mezzi logistici; le partite di cereali andavano reperite tra i molti pro-
duttori locali. Per questo motivo, la capacità di muoversi fra queste
scale (quella più ampia, sovraregionale, e quella più ridotta, locale)
consentiva di costruire posizioni solide, come quelle dei Coen e dei
Morpurgo.
Il fatto poi che il coinvolgimento di questi mercanti avvenisse so-
prattutto nei periodi di importanti criticità (guerre e carestie in par-
ticolare) non fa che confermare quanto detto in precedenza: era pro-
prio infatti in queste circostanze che l’intervento pubblico consen-
tiva di superare le limitazioni allo spostamento delle derrate fra le
regioni e gli Stati, così come era sempre in queste contingenze che
il commercio dei grani coinvolgeva importanti quantitativi su grandi
distanze, garantendo così margini di guadagno rilevanti a fronte di
investimenti consistenti. Nelle annate di normalità, infatti, d’ac-
cordo con Chaunu , solo l’1% della produzione alimentare era com-
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merciata su grandi distanze, mentre addirittura il 90% era consu-
mata all’interno del parish circle. Questo spiega come mai proprio
nelle situazioni di rottura delle dinamiche di consumo e di mercato
usuali (cioè esattamente in occasione di carestie o guerre) diventava
fondamentale quella sovrapposizione tra reti commerciali locali e
sovraregionali, tanto da far passare in secondo piano le tradizionali
limitazioni alla compravendita di derrate alimentari da parte degli
ebrei. Il fatto che l’esercizio di questo traffico in alcuni territori e in
62 Per il caso est-europeo, si veda C. Aust, Between Amsterdam and Warsaw cit., pp.
66-67.
63 P. Chaunu, Histoire, science sociale. La durée, l’espace et l’homme à l’époque mo-
derne, Société d'édition d’enseignement supérieur, Parigi, 1974.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)