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500 Giorgio Caravale
discontinuità storica, la capacità di indagare a un tempo sui muta-
menti graduali e sulle rotture traumatiche, saltando gli steccati cro-
nologici e disciplinari che separano la storia dell’età antica, medie-
vale, moderna e contemporanea, nella profonda convinzione che la
storia è una e una soltanto; ma anche la convinzione dell’esistenza
di uno stretto nesso tra religione, cultura e politica, e una non co-
mune capacità di fare alta divulgazione storica sposata all’abilità di
approfondire singoli nodi tematici. E soprattutto – credo sia questa
la caratteristica principale che emerge da questa Storia della solitu-
dine – la predisposizione ad ascoltare e interpretare l’attualità, a co-
gliere l’urgenza di un problema vivo nella società contemporanea per
offrire a esso, in tempi molto veloci, una prospettiva storica. Nel caso
specifico: il dramma della solitudine di donne, uomini, e soprattutto
giovani, che la pandemia nella quale siamo ancora immersi ha reso
ancor più grave e urgente.
I dati che Musi riporta nelle sue Conclusioni sono a questo pro-
posito allarmanti, soprattutto se si considerano gli effetti perversi
della tecnologia e quelle che egli stesso definisce le «deformazioni pa-
tologiche della solitudine» . Perché rapportarsi con gli altri è difficile,
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fa paura, a volte è troppo pericoloso. E a questo proposito Musi
scrive, cogliendo il segno, di un «rapporto narcisistico con il sé che
non ammette interferenze, che considera l’altro come costante peri-
colo», aggiungendo che «per fermare l’oscillazione del pendolo si ri-
corre all’illusione dei social media», i quali «in realtà si rivelano per
quello che sono cioè un apparente e illusorio strumento attraverso il
quale l’altro diventa una pura proiezione dell’io, una creazione nar-
cisistica a sua immagine e somiglianza che finisce per aggravare lo
stato di solitudine come separazione e isolamento» .
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L’intero volume è costruito intorno alla dialettica tra beata solitu-
dine e maledetta solitudine, oppure, per usare le parole di Eugenio
Borgna, uno dei massimi psichiatri italiani autore di un recentissimo
volumetto dedicato per l’appunto alla solitudine, la dialettica tra la
solitudine animata dall’interiorità, dalla trascendenza, dalla ricerca
dell’infinito che è in noi, quella che Borgna chiama solitudine dialo-
gica, creatrice, interiore, da una parte; e invece «la solitudine che ci
immerge negli aridi confini dell’io, una solitudine che può nascere
dal dolore, dalla sventura, dalla malattia e dalla disperazione, ma
7 A. Musi, Storia della solitudine, p. 158.
8 Ibidem, pp. 158-159.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)