Page 236 - 1
P. 236

504                                                    Giorgio Caravale


                   Proprio con Burton, come scrive Musi, il quadro della storia della
                solitudine si complica ulteriormente. A dominare la scena non è più
                la contrapposizione tra la beata ed elitaria solitudine del dotto con-
                tornato e rasserenato dai suoi libri, da una parte, e la maledetta so-
                litudine dell’isolamento dal mondo civile dall’altro, bensì l’ingresso di
                quello che viene definito il «labirinto della melanconia»: un «regime di
                ambiguità  che  è  all’origine  dell’inquietudine  dell’uomo  moderno» .
                                                                                  23
                La cultura barocca è una finestra affacciata sulla modernità, con le
                sue tante personalità borderline – per usare un termine molto utiliz-
                zato da Musi – che oscillano continuamente «tra delirio di onnipo-
                tenza e tendenze maniaco-depressive» .
                                                     24
                   Il  Cardinal  Richelieu,  il  conte-duca  di  Olivares,  e  naturalmente
                Masaniello sul quale Musi si era già soffermato in Freud e la storia .
                                                                                  25
                e su cui in quest’occasione ritorna in pagine dense e felici. Ci torna
                soffermandosi in particolare sulle paure di Masaniello, sulle sue an-
                gosce, sui suoi deliri (relativi all’ultima parte della sua vicenda), e
                soprattutto sulla solitudine del leader, dell’eroe, una solitudine che
                aumenta in modo direttamente proporzionale al consenso che la sua
                azione riscuote. E ancora una volta qui Musi si trova a riflettere, at-
                traverso  la  figura  di  Masaniello,  su  un  tema  di  notevole  attualità:
                quello del nesso tra popolarità e solitudine del leader politico . Musi
                                                                            26
                dimostra bene in queste pagine in che modo sia possibile arricchire
                la lettura politica di un evento o di un personaggio storico con il con-
                tributo  delle  categorie  interpretative  psicanalitiche:  mostra  cioè  in
                che modo psicologia e psicanalisi possano aiutare lo storico a com-
                prendere meglio avvenimenti e personaggi anche lontani nel tempo.
                   Per tornare al secondo recente volume di Musi, il profilo psicolo-
                gico di Filippo IV appare forgiato, in alcuni casi piegato, dai traumi
                di cui la sua vicenda biografica è costellata: la perdita della madre,
                una donna profondamente depressa, Margherita d’Austria, a soli tre
                anni, una perdita che condanna Filippo IV a convivere con l’osses-
                sione della morte per il resto dei suoi giorni; la grave malattia che
                accompagna la sua infanzia; più avanti con gli anni, il dolore per la
                morte dei fratelli; quello per la prematura scomparsa dei figli nati


                   23  Ibidem, p. 86.
                   24  Ibidem, p. 87.
                   25  A. Musi, Freud e la storia, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2015; su questo volume
                vedi ora M. Tosti, Storiografia e psicanalisi. A proposito del volume: Freud e la storia, in
                Ragioni e stagioni della storia, pp. 263-268.
                   26  A. Musi, Storia della solitudine, p. 88.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   231   232   233   234   235   236   237   238   239   240   241