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504 Giorgio Caravale
Proprio con Burton, come scrive Musi, il quadro della storia della
solitudine si complica ulteriormente. A dominare la scena non è più
la contrapposizione tra la beata ed elitaria solitudine del dotto con-
tornato e rasserenato dai suoi libri, da una parte, e la maledetta so-
litudine dell’isolamento dal mondo civile dall’altro, bensì l’ingresso di
quello che viene definito il «labirinto della melanconia»: un «regime di
ambiguità che è all’origine dell’inquietudine dell’uomo moderno» .
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La cultura barocca è una finestra affacciata sulla modernità, con le
sue tante personalità borderline – per usare un termine molto utiliz-
zato da Musi – che oscillano continuamente «tra delirio di onnipo-
tenza e tendenze maniaco-depressive» .
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Il Cardinal Richelieu, il conte-duca di Olivares, e naturalmente
Masaniello sul quale Musi si era già soffermato in Freud e la storia .
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e su cui in quest’occasione ritorna in pagine dense e felici. Ci torna
soffermandosi in particolare sulle paure di Masaniello, sulle sue an-
gosce, sui suoi deliri (relativi all’ultima parte della sua vicenda), e
soprattutto sulla solitudine del leader, dell’eroe, una solitudine che
aumenta in modo direttamente proporzionale al consenso che la sua
azione riscuote. E ancora una volta qui Musi si trova a riflettere, at-
traverso la figura di Masaniello, su un tema di notevole attualità:
quello del nesso tra popolarità e solitudine del leader politico . Musi
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dimostra bene in queste pagine in che modo sia possibile arricchire
la lettura politica di un evento o di un personaggio storico con il con-
tributo delle categorie interpretative psicanalitiche: mostra cioè in
che modo psicologia e psicanalisi possano aiutare lo storico a com-
prendere meglio avvenimenti e personaggi anche lontani nel tempo.
Per tornare al secondo recente volume di Musi, il profilo psicolo-
gico di Filippo IV appare forgiato, in alcuni casi piegato, dai traumi
di cui la sua vicenda biografica è costellata: la perdita della madre,
una donna profondamente depressa, Margherita d’Austria, a soli tre
anni, una perdita che condanna Filippo IV a convivere con l’osses-
sione della morte per il resto dei suoi giorni; la grave malattia che
accompagna la sua infanzia; più avanti con gli anni, il dolore per la
morte dei fratelli; quello per la prematura scomparsa dei figli nati
23 Ibidem, p. 86.
24 Ibidem, p. 87.
25 A. Musi, Freud e la storia, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2015; su questo volume
vedi ora M. Tosti, Storiografia e psicanalisi. A proposito del volume: Freud e la storia, in
Ragioni e stagioni della storia, pp. 263-268.
26 A. Musi, Storia della solitudine, p. 88.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)