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A proposito di due recenti libri di Aurelio Musi                 505


                    dalla (prima) moglie Isabella di Borbone; la morte del figlio Baltasar
                    Carlos, successore designato al trono; la perdita dei figli avuti con la
                    seconda moglie Mariana d’Austria. Ma anche l’educazione particolar-
                    mente repressiva nel segno di una austera morale cattolica che non
                    fa che acuire le sue adolescenziali pulsioni sessuali, trasformandolo
                    in un monarca libertino, seduttore seriale di dame di corte, attrici,
                    cantanti, prostitute.
                       Nella ricerca dedicata al rey Planeta c’è poi un passaggio ulteriore,
                    uno scatto interpretativo che merita di essere sottolineato. La malin-
                    conia del protagonista, infatti, diventa la metafora del crepuscolo col-
                    lettivo del sistema imperiale spagnolo . La malinconia come malattia
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                    dell’individuo, angoscia esistenziale dell’anima del singolo, tratteg-
                    giata  da  Burton,  prende  qui,  nella  biografia  di  Filippo  IV,  le  sem-
                    bianze di una malattia collettiva: perché, come scrive Musi, anche i
                    regni, anche i corpi politici possono essere soggetti alla malinconia .
                                                                                      28
                    In queste pagine, dunque, la vita interiore (oltre che quella politica)
                    di Filippo IV viene letta in modo parallelo alla vita interiore, se così
                    possiamo  definirla,  del  sistema  imperiale  spagnolo.  La  travagliata
                    biografia di Filippo IV viene ricostruita parallelamente alla biografia
                    di un impero, quello spagnolo, che oscilla nella prima metà del ‘600
                    «tra aspirazioni di grandezza e oscura autocoscienza del declino», tra
                    «apogeo e declino, tra luce e ombra, tra il delirio imperialistico e lo
                    svanire della speranza di continuare ad essere il centro del mondo».
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                       La malinconia di Filippo IV è il risultato dell’oscillazione tra il de-
                    lirio di onnipotenza e il senso di colpa per la sua condotta sessuale
                    dissoluta e i peccati carnali commessi, una melanconia che si tra-
                    duce in uno stato d’animo e in un umore dominati dall’incertezza,
                    dalla sospensione dell’azione. E questo stato malinconico si riflette
                    mirabilmente nelle vicende dell’impero da lui dominato che, nel terzo
                    e nel quarto decennio del ‘600, è ancora il territorio immenso di Carlo
                    V e Filippo II su cui non tramonta mai il sole, ma è già la monarchia
                    decadente in preda a una crisi economica senza precedenti, in pe-
                    renne oscillazione tra gli sfarzi e gli slanci di potenza del passato e il
                    declino che appare all’orizzonte come un destino ineluttabile. Così,
                    nella lettura di Musi, l’insostenibile peso della colpa, confessato da
                    Filippo IV negli ultimi anni della sua vita alla consigliera spirituale e



                       27  Id., Filippo IV, p. 87.
                       28  Ibidem, p. 13.
                       29  Ibidem, pp. 10-11, 13.


                                                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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