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I Chiaromonte tra Ventimiglia e Palizzi 297
camente della numerosa e bella prole e allontanò dal suo letto Co-
stanza, messi da parte la speranza e persino il desiderio di avere figli
dalla legittima consorte. Dopo averla ripudiata informalmente, Fran-
cesco I riuscì a ottenere da papa Giovanni XXII non solo il divorzio,
adducendo come motivazione la sterilità di Costanza, ma anche la le-
gittimazione dei figli naturali e la licenza di sposare Margherita, grazie
ai suoi profondi e saldi legami con la Curia papale presso la quale era
stato inviato da Federico III, in qualità di ambasciatore . Costanza si
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ritirò nel monastero cistercense di Santo Spirito di Agrigento (1322),
dove visse sino alla morte .
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Naturalmente, non si trattava di una questione privata che si po-
tesse risolvere e liquidare all’interno della coppia: le scelte personali di
Francesco I ebbero ripercussioni sulle famiglie di entrambi gli ex-co-
niugi, poiché il matrimonio era una «ferrea combinazione di interessi
patrimoniali e di equilibri sociali» . Il cronista Nicolò Speciale mette
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in discussione l’idea che la separazione sia stata determinata dalla
sterilità di Costanza; rimarca anzi che il conte di Geraci decise di non
avere più rapporti sessuali con Costanza allo scopo di non avere figli
dalla legittima consorte e di potere nominare suoi successori ed eredi
i figli «quos legitimus thorus non edidit». Sottolinea, inoltre, il ruolo
fondamentale di Giovanni XXII, che legittimò i figli «quos idem Franci-
scus ex concubina susceperat», e ritiene il conte riprovevole per la sua
irrazionalità («sublato moderamine rationis») e immoralità («pudoris
gravitate deposita»). Poiché la principale finalità del matrimonio tra
Francesco I e Costanza era unire con un vincolo di sangue i Ventimi-
glia e i Chiaromonte, il conte non aveva tradito e umiliato soltanto la
moglie, ma tutta la sua famiglia. Particolarmente forte e scomposta fu
la reazione di Giovanni il Giovane, fratello di Costanza, che nel 1321,
in seguito alla morte del padre Manfredi I, era diventato conte di Mo-
dica e Caccamo. Tramontata la possibilità di ottenere aiuto da
9 L. Sciascia, Il seme nero. Storia e memoria in Sicilia, Sicania, Messina, 1996, pp.
41-42. La missione si era svolta nella primavera del 1318 (A. Marrone, Repertorio della
feudalità siciliana (1282-1390), Mediterranea. Ricerche storiche, Palermo 2006, p. 441).
10 G. Picone, Memorie storiche agrigentine, Stamperia Salvatore Montes, Girgenti,
1866, p. 484. Santo Spirito fu fondato alla fine del Duecento da Marchisia Prefolio, mo-
glie di Federico I Chiaromonte e madre di Manfredi I (P. Sardina, Il labirinto della memo-
ria, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta-Roma, 2003, pp. 101-105.). Alla fine del
Trecento ospitò anche Riccarda de Cavalerio (de Milite), vedova di Andrea Chiaromonte,
che prese il nome di Elisabetta de Claromonte e visse a Santo Spirito sino alla morte
(Ead., Spigolature sulla fine degli ultimi Chiaromonte, in A. Vaccaro, M. Salerno (a cura
di), Medioevo e dintorni. Studi in onore di Pietro De Leo, Rubbettino, Soveria Mannelli
(Cz), 2010, vol. I, pp. 373-374 e 383-288, docc. V-VIII).
11 S. Seidel Menchi, Processi matrimonali come fonte storica, in S. Seidel Menchi, D.
Quaglioni (a cura di), Coniugi nemici: la separazione in Italia dal XII al XVIII secolo, il
Mulino, Bologna, 2000, p. 20.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)