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294 Patrizia Sardina
Sicilia e Carlo II d’Angiò, segnò la sospensione delle ostilità e l’inizio di
una lunga tregua fra i due regni, che consentì a Federico III d’impe-
gnarsi militarmente nell’Africa settentrionale e nel mar Egeo . Il trat-
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tato non sciolse il nodo delle relazioni tra Angioini e Aragonesi, Sicilia
e Sardegna , ma ne procrastinò la soluzione, perché lasciò a Federico
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III il Regno di Trinacria (Sicilia) fino alla morte e ipotizzò la cessione
della Sardegna o di Cipro al suo successore, come indennizzo per la
perdita della Sicilia .
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Nel 1313 la guerra tra Aragonesi e Angioini tornò a insanguinare
l’isola e, tra il 1320 e il 1348, nel Val di Mazara furono abbandonati
almeno centoundici casali. Le razzie belliche e il perenne stato d’insi-
curezza, da un lato, ridussero la produzione agricola e determinarono
lo spopolamento di molti centri abitati, dall’altro, favorirono la trasfor-
mazione dei casali superstiti in terre protette da cinte murarie, il tra-
sferimento della popolazione in luoghi più elevati e il fenomeno dell’in-
castellamento . Alla progressiva erosione del potere regio fece da con-
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traltare l’ascesa di alcuni cavalieri indispensabili al sovrano per con-
durre la guerra che, ottenuto il titolo comitale, assunsero un ruolo
egemonico e si accaparrarono feudi e territori. Nella Sicilia Occidentale
sorsero nuovi centri urbani per iniziativa baronale. I Chiaromonte,
conti di Modica e Caccamo (o Chiaramonte), controllavano Palermo e
Agrigento ed edificarono il castello di Mussomeli, che dominava la val-
lata circostante, e la terra di Manfreda, così chiamata dal fondatore
Manfredi III. I Ventimiglia, conti di Geraci e Collesano, predilessero
l’area delle Madonie e fondarono Castelbuono che diventò il cuore del
loro “stato feudale”. Alla creazione di nuovi abitati dotati di castelli si
affiancarono la ristrutturazione di antichi fortilizi e la costruzione di
eleganti e possenti palazzi signorili (gli Steri dei Chiaromonte a Pa-
lermo (Fig. 1), Agrigento e Favara, l’Osterio Magno dei Ventimiglia a
2 La flotta siciliana combatté nel golfo di Gabès per riconquistare e difendere Gerba
e le Kerkenna, la Compagnia catalana ottenne il ducato di Atene (A. De Stefano, Federico
III d’Aragona re di Sicilia (1296-1337), Zanichelli, Bologna, 1956, pp. 129-150).
3 Sull’argomento, cfr. L. Gallinari, Dieci anni di storiografia sulla Sardegna catalana
(2000-2010): considerazioni e prospettive, in A.M. Oliva, O. Schena (a cura di) Sardegna
Catalana, Istitut d’Estudis Catalans, Barcelona, 2012, pp. 373-394; M. Lafuente Gó-
mez, La conquista y colonización de Cerdeña por la Corona de Aragón. Historiografías
nacionales, investigaciones recientes y renovación interpretativa, «RiMe. Rivista dell’Isti-
tuto di Storia dell’Europa Mediterranea», 6 (giugno 2020), pp. 105-145.
4 A. De Stefano, Federico III d’Aragona cit., p. 115.
5 H. Bresc, Désertions, regroupements, stratégies dans la Sicile de Vêspres, «Cas-
trum», 3 (1988), pp. 238-241. Nella Sicilia medievale, in base alla divisione amministra-
tiva dei centri abitati, si distinguevano: le civitates, dotate di sede vescovile o arcivesco-
vile; le terre, con un governo municipale, ma prive di vescovo; i casalia e i loca.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)