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                gravi complicazioni, quali anemia, ingrossamento della milza, ipogli-
                cemia, disfunzioni renali, stati di confusione, delirio, coma e, infine, la
                morte» .
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                   In Italia, della cui storia ambientale la malaria ha costituito un «ca-
                rattere di lungo periodo» , era presente il Plasmodium falciparum, che
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                determinava la “terzana maligna”, la più pericolosa tra le infezioni ma-
                lariche, «caratterizzata dalla ripetizione dell’accesso febbrile ogni terzo
                giorno». Questa patologia era all’origine delle febbri diffuse soprattutto
                nell’Italia  centrale  e  in  quella  meridionale:  «comparivano  nei  mesi
                estivi (in relazione all’aumento della densità delle zanzare), raggiunge-
                vano un picco ad agosto e a settembre, per poi scomparire quasi com-
                pletamente durante l’inverno». Nella penisola facevano sentire i loro
                effetti anche la “terzana benigna”, originata dal Plasmodium vivax e
                caratterizzata da due picchi – uno in primavera frutto di una recidiva
                della patologia dell’anno precedente e uno in estate –; e con frequenza
                più rara il Plasmodium malariae che determinava la “malattia quar-
                tana”, con una sintomatologia «caratterizzata dalla ripetizione dell’ac-
                cesso febbrile ogni quarto giorno (ogni settantadue ore) e dalla lunga
                durata delle infezioni, in alcuni casi fino a quarant’anni» .
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                   Le patologie malariche, ben prima della loro associazione al proto-
                zoo Plasmodium e al suo vettore, sono state legate, tanto nell’immagi-
                nario popolare , quanto nelle teorie mediche, a un vero e proprio “com-
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                plesso ecologico”, caratterizzato da elementi presenti nell’ambiente –
                come  le  acque  stagnanti,  i  corsi  d’acqua,  le  correnti  d’aria  –,  da


                   1  G. Corbellini, Storia della malaria in Italia. Scienza, ecologia, società, Carocci,
                Roma, 2022, p. 22.
                   2  G. Corona, Breve storia dell’ambiente in Italia, Il Mulino, Bologna, 2015, p. 74;
                cfr. anche F.M. Snowden, The Conquest of Malaria. Italy, 1900-1962, Yale Univer-
                sity Press, New Haven (CT), 2006; P. Corti, Malaria e società contadina nel Mezzo-
                giorno, in F. Della Peruta (a cura di), Malattia e medicina. Storia d’Italia. Annali VII,
                Einaudi, Torino, 1984, p. 635.
                   3  G. Corbellini, Storia della malaria in Italia. Scienza, ecologia, società cit., p. 22.
                Riguardo alla presenza della malaria nella penisola, relativamente agli ultimi anni
                del XIX secolo, Angelo Celli, tra i tre «tipi endemici principali», descrive un «tipo
                Sud-Italia, con grande predominio di parassiti estivautunnali, a virulenza  gene-
                ralmente esaltata; minimo delle febbri stesse nel luglio; acme in estate e diminu-
                zione brusca o lenta in autunno a seconda delle stagioni» (A. Celli, Una grande
                battaglia contro la malaria, in P. Bevilacqua, M. Rossi Doria (a cura di), Le bonifiche
                in Italia dal ‘700 a oggi, Laterza, Roma-Bari, p. 251).
                   4  Scrive Piero Bevilacqua: la malaria «ha inciso sin negli ambiti più riposti della
                psicologia popolare, plasmando la mentalità collettiva con la propria permanente
                minaccia. E non a caso, a difesa da quel male … è fiorito tutto un filone di farma-
                copea e di cultura popolare, i cui resti si son conservati nelle campagne finché è
                durata la malaria» (P. Bevilacqua, Premessa a A. Celli, Una grande battaglia contro
                la malaria cit., pp. 244-245).



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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