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L’acqua fa paura: gestione del territorio e salute pubblica nel Borgo di Santa Lucia...  555


                    generato i famigerati miasmi, facendo insorgere la malattia in una po-
                    polazione già costretta a nutrirsi di grano inumidito .
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                       Accanto alla spiegazione di tipo miasmatico della malattia, ne esi-
                    steva un’altra, molto meno condivisa, che si sarebbe rafforzata e più
                    ampiamente diffusa solo nel corso del XIX secolo: «anch’essa di origine
                    antica … faceva derivare la sintomatologia febbrile da “animaletti” ca-
                    paci di penetrare nel sangue» .
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                       Alla fine del XVIII secolo, «la medicina clinica tradizionale, di ispi-
                    razione ippocratica, possedeva criteri operativamente validi per defi-
                    nire l’ambiente malarico nell’area mediterranea», per «stabilire la na-
                    tura» delle febbri malariche e per distinguerle da altre; uno era proprio
                    la vicinanza all’ambiente palustre e l’altro l’utilizzo del chinino come
                    «terapia  specifica» .  Del  resto,  «la  coincidenza  tra  l’esposizione  del
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                    corpo umano alla “fetida” aria delle paludi, soprattutto durante le ore
                    notturne, e l’insorgere della malattia era empiricamente fin troppo evi-
                    dente perché si dubitasse delle capacità morbifere di quell’aria» . Tra
                                                                                  14
                    le fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, i progressi della chimica spin-
                    sero poi a concentrare l’attenzione sull’analisi dei gas palustri: si ipo-
                    tizzò  dapprima  l’origine  «ammoniacale»  del  miasma  poi  lo  si  legò
                    all’anidride solforosa, ipotesi entrambe smentite .  Tuttavia, fino agli
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                    anni ’80 dell’800, «i concetti epidemiologici sviluppati dai medici ippo-
                    cratici  sarebbero  rimasti  sostanzialmente  immutati» .  Carlo  Maria
                                                                         16


                       11  G. Cosmacini, Campagne e “mal’aria” in Italia tra Cinquecento e Seicento, in
                    Aspetti storici e sociali delle infezioni malariche in Sicilia e in Italia (Atti del II semi-
                    nario di Studi, Palermo 27-29 novembre 1986), CISO, Palermo, 1986, p. 16; cfr.
                    anche M. Aymard, Epidemies et medecins en Sicile a l’epoque moderne, «Annales
                    Cisalpines d’Histoire Sociale», n. 4, 1978, estratto, p. 24. Giovanni Filippo Ingrassia
                    influenzò  notevolmente  l’elaborazione  di  strumenti  e  strategie  di  contenimento
                    della peste nell’intera penisola, soprattutto in occasione dell’epidemia del 1575 (cfr.
                    R. Cancila, Salute pubblica e governo dell’emergenza: la peste del 1575 a Palermo,
                    «Mediterranea-ricerche storiche», n. 37, 2016, pp. 231-272; C. Preti, Ingrassia Gio-
                    vanni Filippo, voce del Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 62, Istituto dell’Enci-
                    clopedia  italiana,  Roma,  2004,  https://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-fi
                    lippo-ingrassia_%28Dizionario-Biografico%29/,  consultato  l’ultima  volta  l’8/6/
                    2023). Sulle strategie di prevenzione delle epidemie nella Roma di età moderna,
                    cfr. R. Sansa, L’odore del contagio. Ambiente urbano e prevenzione delle epidemie
                    nella prima età moderna, «Medicina e Storia», II, 3 (2002), pp. 83-108.
                       12  P. Corti, Malaria e società contadina nel Mezzogiorno cit., pp. 635-636.
                       13  G. Corbellini, Storia della malaria in Italia. Scienza, ecologia, società cit.,
                    pp. 45-46; cfr. anche Ivi, p. 52. «L’ecologia della malaria» nell’Europa meridionale
                    è differente rispetto all’Africa, dove non comprende l’ambiente palustre (Ivi, pp.
                    68-70).
                       14  L. Faccini, Teorie eziologiche della malaria in Italia durante il XIX secolo, in
                    Aspetti storici e sociali delle infezioni malariche in Sicilia e in Italia cit., p. 55.
                       15  Ivi, pp. 56-57.
                       16  Ivi, pp. 50-52.


                                               Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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